Processo Ubi, i nodi da sbrogliare
Dai patti occulti ai voti nell’assemblea del 2013 tutto daccapo davanti al collegio del giudice Petillo
Secondo le difese non è una sconfitta, secondo il procuratore Walter Mapelli non è una vittoria. La battaglia sui vertici di Ubi Banca deve ancora iniziare, al processo. Il 25 luglio sarà solo un’udienza di smistamento, il tempo di costituzione delle parti e di ammissione delle prove. Un mercoledì, giorno del collegio presieduto dal giudice Giovanni Petillo. In aula non entreranno solo le carte come in udienza preliminare, ma anche i testimoni. I tempi saranno lunghi per forza con 31 imputati e temi complessi. Ecco in dieci quesiti, in estrema sintesi, come nelle 14 tappe dell’udienza preliminare si sono affrontati il pm Fabio Pelosi e gli avvocati.
«Non è una sconfitta», dicono gli avvocati. «Non è una vittoria», dice il procuratore Walter Mapelli. Intanto, il giudice dell’udienza preliminare Ilaria Sanesi con il rinvio a giudizio di tutti i 31 imputati dell’inchiesta Ubi, compresa la banca, ha di fatto detto che può starci la lettura «alternativa» del pm. Alternativa a quella delle difese, altrimenti avrebbe emesso una sentenza di non luogo a procedere come chiesto dai legali degli imputati. Non spettava a lei entrare nel merito, ha premesso. La battaglia vera è rinviata al dibattimento, dove entreranno non solo verbali e annotazioni della finanza ma anche testimoni. Prima udienza il 25 luglio, un mercoledì, giorno del collegio presieduto dal giudice Giovanni Petillo. E restano aperti i principali temi. I vertici di Ubi hanno ostacolato la vigilanza di Consob e Bankitalia? Pm: sì, alle modifiche dello statuto, comunicate agli organi di vigilanza, sono sopravvissute le vecchie regole di funzionamento del comitato nomine.
Difesa: no, le regole e le modifiche sono sempre state comunicate; la sanzione della Consob sul presunto disallineamento tra statuto e comitato nomine è stata annullata dalla Corte d’appello civile. Che cosa sono i patti parasociali: esistevano? Pm: sono accordi tra persone esterne agli organi societari, per garantire la gestione della banca nelle mani della «cabina di regia» bresciana e della «commissione Zanetti» bergamasca.
Difesa: le componenti bresciana e bergamasca caratterizzano la banca dalla nascita, per fusione, nel 2007. Le decisioni sulla governance dell’istituto sono state prese nelle giuste sedi, gli organi societari. I vertici bancari si sono riuniti in incontri segreti?
Pm: sì, bresciani e bergamaschi, per esempio, si sono riuniti a casa del presidente del consiglio di gestione, Franco Polotti, per discutere di scelte importanti su Ubi.
Difesa: no, gli incontri informali fanno parte della normale dialettica del confronto, ma poi le decisioni venivano prese negli organi preposti. In questa inchiesta è girato del denaro? Pm: no, l’obiettivo degli imputati non era il guadagno economico ma la gestione.
Difesa: no, e questo conferma che non sia stato compiuto nulla di illecito né per interesse personale. Che peso ha il diario con gli appunti di Italo Lucchini? Pm: nelle annotazioni del commercialista con incontri, date e nomi si trova la conferma del potere decisionale dei personaggi chiave e degli incontri extra bancari. Difesa: gli appunti vanno letti nel loro insieme per capire che non c’è stato nessun patto occulto. Per esempio, Lucchini riporta le parole di Zanetti che escludeva la cabina di regia bresciana. L’assemblea del 20 aprile 2013 venne truccata? Pm: sì, la Lista 1 del presidente del Consiglio di Sorveglianza Andrea Moltrasio vinse grazie all’incetta di deleghe in bianco, mai rilasciate e predisposte falsamente. Questo grazie anche alla Compagnia delle Opere e alla Confiab (artigiani).
Difesa: no, la ricerca di voti fa parte dalla normale campagna elettorale. Anche Giorgio Jannone, motore dell’indagine, si rivolse alla Cdo per chiedere, senza ottenerlo, un appoggio. C’è stata una selezione mirata dei soci per il voto?
Pm: sì, con un incarico alla Sodali perché stilasse i profili di chi probabilmente avrebbe votato la Lista 1.
Difesa: no, non era possibile perché la selezione su base anagrafica e geografica non consentiva di conoscere l’orientamento di voto. Che cosa è la prova di resistenza? Pm: non toglie nulla all’illecita influenza nell’assemblea, l’udienza preliminare non è la sede per conteggiare i voti.
Difesa: anche togliendo i presunti voti irregolari, la Lista 1 avrebbe vinto. Perché è imputata anche la banca?
Pm: perché non ha adottato un modello organizzativo in grado di prevenire gli illeciti dei suoi vertici.
Difesa: non ha nessuna responsabilità, perché aveva un modello organizzativo adeguato. Il processo è a rischio prescrizione?
Sì, il reato di illecita influenza (2013) si estingue in 7 anni e mezzo. Invece, l’ostacolo alla vigilanza viene contestato dal 2009 fino al 2015.
Atti e persone In udienza preliminare sono entrate le carte, a dibattimento entreranno i testimoni