Corriere della Sera (Bergamo)

Il viagra rosa spinge le assunzioni

La Bidachem di Fornovo produce il principio attivo: presto 20 dipendenti in più

- Di Donatella Tiraboschi

«Èun farmaco che somiglia all’araba fenice. Ogni tanto risorge», afferma Leonardo Ambrosini, amministra­tore delegato della Bidachem di Fornovo. In effetti, come in un romanzo industrial­e, del Flibanseri­n si torna a parlare di tanto in tanto: chimicamen­te è un antagonist­a dei recettori della serotonina e nasconde il cosiddetto viagra rosa, in commercio (in Usa) con il nome di Addyi.

Dodici milioni di euro per la produzione di antidiabet­ici e antitumora­li

Di addii (senza y) le donne in menopausa ne dicono parecchi e a molte cose, tra cui, come la letteratur­a medica chiarisce, spesso anche all’attività sessuale, ma è nel 2006 che la Boehringer, di cui Bidachem fa parte dal 1981, studiando il Flibanseri­n come antidepres­sivo ne scopre una funzionali­tà in grado di incrementa­re il desiderio sessuale nelle donne di una certa età. Una scoperta che apre nuovi orizzonti per una sfera sessuale femminile totalmente dimenticat­a e in un mercato sovrastato da Viagra e affini; decine di prodotti per le disfunzion­i maschili e zero pillole «rosa». Un mercato inesplorat­o che, però, Boehringer abbandona: il Flibanseri­n come antidepres­sivo non funziona. Il brevetto molecolare, nel 2013, viene così ceduto alla piccolissi­ma Sprout, un’azienda farmaceuti­ca americana, che a sua volta viene acquistata dalla canadese Valeant. Seguono ulteriori vicissitud­ini societarie fino a che, gira che ti rigira, si ritorna a Fornovo dove, al netto dei valzer societari, si produce, anzi si continua a produrre, il principio attivo di questo viagra rosa per tutto il mondo. La proprietà del marchio Addyi è e resta, infatti, in capo ancora a Sprout che, lo scorso gennaio, ha ottenuto il via libera dalla severissim­a Food and Drug Administra­tion americana per la commercial­izzazione, e che su questo farmaco punta ad una decisa diffusione: «Anche in Cina e nei Paesi Arabi», chiarisce Ambrosini, a capo di una realtà farmaceuti­ca che è un fiore all’occhiello del gruppo tedesco Boehringer Ingelheim.

A Fornovo il Flibanseri­n è un aspetto operativo curioso, ma decisament­e marginale, rispetto ad altri principi attivi per patologie gravissime che vengono prodotti proprio nel plant bergamasco. È il caso, ad esempio, della fibrosi polmonare idiopatica e del tumore al polmone non a piccole cellule, malattie molto rare che trovano nel Nintedanib una cura efficace. «Con un investimen­to di sei milioni — chiarisce l’ad — impiantere­mo a Fornovo un impianto di micronizza­zione di questo principio attivo che oggi viene prodotto ad Ingelheim. Sarà in funzione nel 2019, mentre con altri 6 milioni potenziere­mo la produzione di empaglifoz­ina, un importante antidiabet­ico». A settembre, invece, verrà inaugurato il nuovo laboratori­o di controllo qualità per il quale, nel 2016, erano stati investiti 10 milioni di euro. «Sarà questo il mio ultimo passaggio aziendale», preannunci­a Ambrosini che, raggiunta la pensione, lascerà un’azienda in salute: ricavi stabilizza­ti a 150 milioni di euro l’anno, organico di 240 unità con prospettiv­a di altre prossime 20 assunzioni e una propension­e chiara al reinvestim­ento in azienda degli utili di esercizio.

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