«Sua la fideiussione falsa che aiutò la Maxwork Ma l’Inps lasciò correre»
La garanzia rilasciata alla società di Cavaliere
«L’Inps aveva verificato che l’agenzia di Olbia della Helvetia assicurazioni, che aveva concesso la fideiussione a firma di tale Marco Sarti, non era autorizzata a farlo. Ciò nonostante il beneficio concesso non era stato mai revocato, neanche a fronte degli omessi versamenti delle rate di dilazione o dei contributi correnti»: con queste parole il giudice di Bergamo Federica Gaudino, pur non avendo approfondito il profilo del soggetto perché non era tra gli imputati, ha collocato il consulente lecchese Marco Sarti (l’uomo con l’Aston Martin assegnatario di alloggio Aler) al centro di uno dei contesti emersi dall’inchiesta e dal processo sulla Maxwork spa: l’atteggiamento di uno o più dirigenti e funzionari dell’Inps. La Maxwork — che secondo la sentenza di primo grado fu depredata dai suoi stessi soci e uomini d’affari, come Giovanni Cottone e Massimiliano Cavaliere — era rimasta in piedi fino al 2015 utilizzando «l’Inps come una banca», come aveva scritto una funzionaria poi trasferita dalla sede di Bergamo. La società, cioè, ometteva il versamento dei contributi e otteneva puntualmente dall’Istituto pensionistico, con pareri positivi da Roma, dilazioni e rateizzazioni su quanto dovuto. «I rateizzati, cosa c’entra...quello è un discorso che ci portiamo dietro dai tempi di Noè...» diceva la direttrice amministrativa Giuliana Mila Tassari, in una conversazione intercettata.
Fino a quando il castello era crollato perché, all’interno dell’Inps stesso, un ispettore aveva alzato il livello d’attenzione e si era anche scoperto che ad alcuni funzionari la Maxwork aveva regalato un paio di tablet. Erano scattate così le indagini della Guardia di Finanza, con accertamenti risaliti fino al 2011. Il nucleo di polizia tributaria delle Fiamme Gialle aveva ritrovato una nota della sede provinciale dell’Inps, datata 2012, in cui si parlava ad esempio di «un comportamento marcatamente posto in essere dalla società per differire l’obbligo del versamento dei contributi mensili». E la stessa nota indicava la presentazione di una «falsa garanzia fideiussoria», grazie alla quale l’azienda aveva omesso i versamenti. Una garanzia che era stata firmata dal consulente Marco Sarti tramite l’agenzia Helvetia di Olbia. Ma nonostante fosse falsa qualcuno, all’Inps, aveva soprasseduto.
Il nome di Sarti era quindi ben noto ai finanzieri di Bergamo ben prima che esplodesse l’inchiesta lecchese sul suo conto: è sotto inchiesta per la bancarotta di altre società da lui gestite in passato. Sul caso Maxwork, invece, è indagato in un procedimento stralcio, ma la prescrizione incombe.
L’obiettivo Grazie all’atto firmato dal consulente lecchese la Maxwork aveva ottenuto la dilazione dei contributi