Corriere della Sera (Bergamo)

Nel match peserà la differenza di motivazion­i

- Di Mario Sconcerti

Èdifficile parlare di calcio alla fine di aprile perché sono diversi gli scopi. L’Atalanta ha un traguardo, il Genoa no. Questo mette la partita su piani diversi, non è più un problema di qualità, ma di motivazion­i. Per quel che ha fatto da quando è arrivato Ballardini, il Genoa non è un buon avversario. Prende pochi gol, si difende a tre ma chiude il campo con cinque uomini. È già molto oltre i suoi obiettivi. Cammina in una classifica atipica che non ha promesse ma nemmeno rimpianti. Non avere uno scopo esatto, giocare contro chi lo ha, comporta nel calcio grosse differenze. A volte tutto si accende in corso d’opera, magari ci sono dei brutti falli che chiedono vendetta, degli errori arbitrali che creano nervosismo, ma in generale questo tipo di partite le vince chi ha molta più voglia di vincerle. Per questo tocca all’Atalanta: perché ha più qualità del Genoa e perché ha più bisogno di vincere. Non c’è da fare niente di particolar­e, basterà giocare ai livelli che l’Atalanta conosce, con velocità e applicazio­ne. Il Genoa gioca in modo simile, Ballardini ha inseguito a lungo Gasperini fino a esserne un ottimo interprete. Ma il caposcuola resta Gasp. Se la sua Atalanta è davvero pronta a un salto di qualità definitivo, a cambiare dimensione e ad entrare nel nuovo con insistenza, è corretto che batta il Genoa e tenga il Milan a distanza. È questo il progetto, lasciare indietro il Milan. L’Atalanta può restare in Europa solo tenendo a casa una grande o complicarl­e molto la strada.

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