Futura o Lattea, le vie fantasma lombarde
Sono le «strade fittizie» per dare un domicilio a chi non ha una casa Obbligatorie per legge, esistono solo in 19 comuni della regione
Sono vie che nella realtà non esistono, non si trovano facendo una ricerca internet su Google Map e nemmeno sfogliando un vecchio Tuttocittà. Eppure, in queste strade, vivono centinaia di persone, residenti sulla carta, donne e uomini senza fissa dimora che non hanno una casa e che grazie a queste vie fantasma hanno la possibilità, almeno sotto l’aspetto burocratico, di non diventare completamente invisibili: possono esercitare i loro diritti civili come votare, possono iscriversi all’anagrafe e al servizio sanitario e possono essere seguite dai servizi sociali.
Queste vie fantasma in gergo burocratico si chiamano «vie fittizie», quelle che per legge le amministrazioni comunali dovrebbero istituire per tutelare le persone in difficoltà. In Italia sono circa 200, mentre in Lombardia sono 19, per lo più dislocate nei comuni capoluogo di provincia o nelle grosse città. Ad alcune di queste strade, come a Monza, è stato dato un nome senza troppe pretese: via Comune. In altri casi come a Pavia o a Crema, invece, è stato dato il nome della stessa città. Mentre altrove sono stati scelti nomi più fantasiosi, quasi evocativi. A Milano, per esempio, la via dei senza tetto è stata chiamata via Caritas/ Dormitorio, mentre a Varese il nome deciso dalla giunta municipale è stato via Lattea e a Lissone via delle Meteore.
A Monza, secondo i dati forniti dall’ufficio Statistica, in via del Comune risiedono 186 persone, 164 delle quali di nazionalità italiana, contro i 114 di sette anni fa (al tempo gli stranieri «residenti» erano soltanto due). Le donne sono 73, mentre gli uomini sono 113. Spulciando fra i numeri della via fantasma emergono anche situazioni molto critiche. Sempre più elevata, ad esempio, è la presenza di famiglie, spesso con un solo genitore. Secondo l’ufficio Statistica i casi di questo tipo sono ben 106, di cui otto con figli minori, mentre nel 2010 erano la metà.
L’identikit di chi vive nella via fantasma di Monza dice che 115 persone sono celibi o nubili, gli sposati sono 40, i divorziati 14, sedici quelli con uno stato civile non certificato e un solo vedovo. «L’obbligo di legge per i Comuni di creare una via fittizia risale al 2009 — spiega Pierfranco Maffé, assessore ai Servizi sociali —, a Monza però esisteva anche prima e si chiamava via dei Senza dimora dove “risiedono” alcune famiglie di giostrai fin dal 1995. Indubbiamente in questi ultimi anni il numero di residenti è aumentato a causa della crisi economica, va però detto che l’amministrazione da qualche tempo a questa parte sta affrontando il tema con maggiore attenzione».
Non tutte le amministrazioni comunali lombarde hanno provveduto ad assolvere all’obbligo di creare una strada che non c’è e questa mancanza crea parecchi ostacoli alle associazioni di volontariato che si occupano di chi vive in strada. Per chi lavora con le persone senza dimora la via fittizia rappresenta un piccolo, ma utile, escamotage burocratico che consente di risolvere grandi problemi logistici
Anagrafe «Si tratta di un primo strumento per il riconoscimento dei diritti delle persone»
legati alla quotidianità. «La presenza di questa tipologia di strada non risolve tutti i problemi — spiegano dalla Federazione Italiana Organismi per le Persone Senza Dimora —, ma può essere un primo strumento con il quale dare riconoscimento alle persone e al loro diritto di ricevere la posta o gli atti ufficiali come una tessera sanitaria, agevolare l’identificazione della persona e della sua storia sociale». In sostanza, aggiungono dall’associazione, che sul suo sito ha elencato una per una tutte le vie fittizie d’Italia, «l’iscrizione nella via territorialmente non esistente costituisce residenza anagrafica a tutti gli effetti e permette il rilascio della carta di identità, nonché l’accesso a tutti i diritti e le prestazioni normalmente dipendenti dall’iscrizione anagrafica».
Una delle ultime vie fittizie istituite è in Brianza: pochi giorni fa il Comune di Vedano al Lambro ha provveduto ad assolvere all’obbligo di legge creando una nuova strada che non esiste. L’hanno chiamata via Futura.