Insulto razzista, il mister ritira la squadra
Attaccante di colore offeso, il Pontisola esce dal torneo degli esordienti a Rozzano
Il mister degli esordienti del Pontisola, Igor Trocchia, con l’appoggio dei suoi baby calciatori e dei loro genitori, ha lasciato il torneo dopo tre partite vittoriose. Per dare il buon esempio, dopo che un giocatore del Rozzano si è rifiutato di stringere la mano a uno dei suoi ragazzi di colore, insultandolo. Il gesto ha già sortito l’effetto. Il capitano ha scritto al mister: «Grazie, il tuo è stato un esempio per la squadra e la vita».
E adesso, nello spot Uefa che ha fatto il giro del mondo, sui maxi schermi dei più grandi stadi dei Mondiali e di Champions, insieme ai volti di Ronaldo, Messi, Ibra e Ribery metteteci anche quelli di Igor Trocchia e del giovanissimo F. Anche loro, il mister degli esordienti del Pontisola e il capitano della sua squadra — anni 12 ma intelligenza e sensibilità che qualcuno non ha manco a 50 — hanno detto «no racism». No al razzismo. Ma, facendo seguire alle parole i fatti, hanno trasformato uno slogan in una storia di vita vera.
Hanno lasciato alla terza partita (vittoriosa) un torneo nel quale, con buonissima probabilità, sarebbero arrivati tra un mese a giocarsi la finale e in cui, con altrettanta buonissima possibilità, Y. avrebbe fatto un sacco di gol. Ma ci sono momenti dove essere uomini conta più che essere campion(cin)i.
Anzi, si è campioni perché si è uomini. E il capitano, con la sua fascia al braccio, lo ha scritto in un sms che ha mandato al suo mister: «Ho capito che in alcuni casi il gol, il rigore, la vittoria non contano, si va oltre. Io sono con te nelle scelte perché questa è una cosa che non tollero assolutamente.
Grazie a te, mister, ho capito che in alcuni casi il gol, il rigore, la vittoria, non contano, si va oltre. Questa offesa è assurda e io sono con te. Il tuo è stato un esempio per la squadra e per la vita
Ti scrivo per dirti “grazie” a nome di tutta la squadra perché secondo me il tuo è stato un esempio per tutta la squadra, per tutti i presenti, una strada da seguire, un esempio per la vita». Trocchia ammette: «Mi sono commosso». Cuore di mister tenero, ma deciso, che di fronte a quell’insulto, «Negro di m...» rivolto da un giocatore del Rozzano a Y., non ci ha più visto. Dice proprio così: «Non ci ho più visto».
Durante la partita, sul campo della squadra milanese, Y. si è rifiutato di stringere la mano ad un avversario che gli stava chiedendo scusa. «Mi sono stupito — racconta il mister — pensavo che si trattasse di un fallo di gioco, come spesso capita, sono situazioni che, nelle normali dinamiche, si ricompongono in fretta. Ci si scusa e amici come prima. E, invece, ho visto che Y. si rifiutava, mentre un compagno mi spiegava cosa è successo: “Gli ha detto negro
F.
Il capitano in un sms
Tra le società Con i responsabili del Rozzano telefonata di chiarimento nella mattinata di ieri
di m…”».
I ragazzi di Trocchia si sono seduti in cerchio in mezzo al campo, tra una partita e l’altra, mentre il mister ha appurato con il ragazzo del Rozzano l’accaduto. Tutto vero. Tempo di spiegare ai suoi cosa era successo che i ragazzi si sono fiondati negli spogliatoi, mentre Trocchia ha trovato sponda e appoggio non solo nel suo responsabile, Luciano Pisoni, ma anche nei genitori dei suoi ragazzi. Il Pontisola, su decisione del mister e dei suoi boys, ha lasciato il torneo. Verrebbe da pensare tra le scuse dei rozzanesi. E invece, no, tra le proteste,