Corriere della Sera (Bergamo)

La vicenda

- Donatella Tiraboschi

 Martedì gli esordienti del Pontisola stavano giocando, per un torneo 10 squadre, una partita contro il Rozzano, sul campo della formazione milanese

 Il giovane attaccante di colore del Pontisola ha rifiutato, durante la partita, le scuse di un avversario. Il tecnico ha capito che era stato insultato: «Negro di m...». E ha ritirato la squadra perché «così ci rovinate il torneo». «Ma — prosegue Trocchia — la decisione era presa; i miei ragazzi, con il piglio giusto, si sono cambiati: non ci interessa più giocare, hanno detto manifestan­do grande solidariet­à nei confronti di Y., che ha solo 13 anni ed è rimasto molto colpito da un episodio che si porterà dietro per chissà quanto tempo».

Un concetto che anche il giovane capitano ha ripreso nel suo sms solidale: «Un grazie perché quello che hai fatto, è stato un gesto bellissimo nei confronti di Y. Credo che lui sia rimasto ”colpito”. Le persone che si comportano così secondo me devono essere “punite” perché questo per un ragazzo di 13 anni può essere un trauma…» ha ribadito il piccolo ma gigantesco capitan F., che è riuscito davvero a rappresent­are lo spirito di tutta la squadra.

Sulla «punizione», scritta tra virgolette, non è dato sapere. Ieri il telefono del responsabi­le del Rozzano Flavio Fiori, ha squillato a vuoto, come il centralino della società. In mattinata, tra lui e il responsabi­le del Pontisola, Pisoni, ci sarebbe però stata una telefonata. Scuse tra «grandi» doverose, si presume, dopo il grande gesto dei piccoli e di mister Trocchia, un ex attaccante che, appese le scarpette al chiodo, ha deciso di fare l’allenatore. Non per crescere campioni, ma sempliceme­nte Uomini.

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