Corriere della Sera (Bergamo)

Ester Arzuffi e il rifiuto di un destino assurdo

- Davide Ferrario

Ma Ester Arzuffi ( foto), un personaggi­o da storie di ordinaria quotidiani­tà, è diventata la protagonis­ta di una tragedia. Il fato (e la scienza investigat­iva) hanno fatto sì che un banalissim­o tradimento sepolto nel tempo diventasse invece la prova essenziale nel caso di un efferato omicidio. E allora si capisce che quel negare continuo e insistito non è stato che un alibi per rifiutare un destino così assurdo, quello di una donna comune che si è vista travolgere da qualcosa di incommensu­rabilmente più grande di quanto potesse sopportare. Non solo. La storia di Ester Arzuffi ci insegna una cosa sull’animo umano: di quanto sia capace di autoconvin­cersi del falso. Io immagino che lei non abbia mai «mentito» in senso stretto. Io credo che in tutti gli anni prima di Yara, Ester Arzuffi abbia sempliceme­nte «dimenticat­o» l’adulterio perché quell’atto non aveva avuto nessuna conseguenz­a reale nella pratica. Anzi, rispetto alla normalità della parabola della sua vita, quel peccato di gioventù le deve essere apparso così irrilevant­e da seppellirl­o in un angolo inaccessib­ile della coscienza. D’altra parte, anche la moglie di Giuseppe Guerinoni, l’autista che il Dna indica come il vero padre di Bossetti, non si è mai espressa sull’esito delle indagini. Gli esseri umani dicono di cercare sempre la verità, ma alla fine, se fa male, difficilme­nte sono disposti ad accettarla.

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