Corriere della Sera (Bergamo)

«Il mio teatro poco ordinario dopo l’esperienza con Jan Fabre»

- Francesco Ruffinoni

«Casa è dove si trova il cuore, si dice. Io questo sentimento lo sperimento a teatro. Il teatro è la mia casa». A parlare è Alessandra Ferreri, trentenne originaria di Valbrembo, che, dall’estate 2017, vive e lavora a Bruxelles. Un percorso particolar­e, quello della giovane, all’insegna dell’arte.

«Dopo la laurea in lettere all’Università di Bergamo, decido di continuare gli studi in Francia — racconta Alessandra Ferreri —. Il panorama artistico mi sembrava molto vicino ai miei gusti personali e, quindi, mi trasferisc­o a Bordeaux». È l’inizio di un cambio di vita. «Qui, mi iscrivo all’università per un corso in regia e scenografi­a — continua Ferreri —. Coltivavo infatti la passione per il teatro fin dal liceo, ma desideravo fare qualcosa di diverso, che avesse a che fare con la creazione e non con l’interpreta­zione».

Di giorno segue le lezioni, di notte lavora in un centro di salute mentale. Ma la svolta arriva dopo un anno. «Il secondo anno di corso — spiega la trentenne —, prevedeva uno stage in una realtà teatrale a scelta. Invio il mio curriculum a “Troubleyn”, la compagnia dell’artista belga Jan Fabre. La risposta è positiva, così parto per Anversa: divento assistente alla produzione del progetto “Mount Olympus”, performanc­e di 24 ore. I tour dello show, che, nel 2016, ha vinto il Premio Ubu come miglior spettacolo straniero, mi danno modo di viaggiare molto. Una collaboraz­ione, quella con Jan Fabre, che mi convince a dar vita a una mia

❞ Mi chiedo cosa ci fa scalpitare. Sono affascinat­a dal corpo e dai labirinti della mente Alessandra Ferreri

compagnia teatrale».

Finita l’università, intraprend­e le pratiche per creare la propria compagnia. Nel 2016, nasce la «Compagnie Heimat», con tanti progetti. Il primo è «4.48 happy hour», spettacolo che si rifà ad un testo di Sarah Kane. Nel 2016, invece, è la volta di «Abîme», spettacolo ispirato ai tragici fatti del Bataclan. Cinque performers e un sound designer, i componenti del gruppo, che cerca di dar vita a forme tra teatro e danza. «In tutti i lavori che insceno, esiste un filo rosso:

cosa ci fa scalpitare? — spiega Ferreri —. Anche per questo, sono affascinat­a dal corpo e dai labirinti della mente». Una passione, quella di Ferreri, non esente da difficoltà: «Nel 2017, mi sono trasferita a Bruxelles, città artisticam­ente dinamica. L’estero, però, non è una risposta ai mali: è sempre difficile ritagliars­i un proprio spazio. Ma confido in me stessa e nella motivazion­e delle persone che lavorano con me».

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In scenaUn momento dello spettacolo «4.48» della Compagnie Heimat di Alessandra Ferreri

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