IL COMUNE GLI DEDICHI CASA SUARDI
Quando Bergamo vide svanire il sogno di diventare Capitale della cultura del 2019, riuscì però a salvare, per rovescio della medaglia, Casa Suardi, uno dei luoghi simbolo della città. Se oggi questo palazzo comunale del Trecento ospita gli uffici della lirica del Donizetti anziché un negozio o un albergo di lusso con affaccio su Piazza Vecchia (le ipotesi erano le più svariate), lo si deve anche e soprattutto al Maestro. La sera del 19 febbraio 2013, quando al Teatro Sociale il Corriere Bergamo spegneva la prima candelina, Ermanno Olmi, ospite d’onore, ci mise la faccia: «Mi rivolgo al sindaco: se si parla di cultura, che futuro avrà Casa Suardi?». E Franco Tentorio, che guidava la giunta di centrodestra, gli rispose: «Se lei accetta la proposta di presiedere il comitato per Bergamo capitale della cultura, il Comune non venderà Casa Suardi». E fu così che il gioiello affrescato dal Bramante uscì dalla lista degli immobili da vendere per rimpinguare le casse smunte di Palafrizzoni. Casa Suardi, che nei secoli ospitò pure il Tribunale, ebbe finalmente giustizia. E ora che Olmi se n’è andato, il Comune potrebbe saldare i conti con la storia: visto il valore di questo edificio nel cuore di Piazza Vecchia, visto che il regista più volte accennò alla nostalgia per le sue origini (i natali alla Malpensata, l’infanzia a Treviglio), perché non dedicargli Casa Suardi? Potrebbe essere la sintesi perfetta tra la storia, il personaggio, l’impegno civico e il coraggio di una battaglia culturale.