«Quattro anni al legale delle finte cause»
Li invoca il pm. Lui si scusa con una lettera
«Quattro anni al legale delle finte cause». È la richiesta del pm Lucia Trigilio nei confronti di Diego Pezzotta, l’avvocato sospeso dall’Ordine a processo per falso, truffa e patrocinio illegale. Ha anche falsificato atti giudiziari.
Al processo non si è mai presentato. Nemmeno il suo avvocato Manlio Zampetti era riuscito a confrontarsi con lui sulla strategia difensiva. Probabilmente avrebbe scelto il rito abbreviato, ma per farlo serve la procura speciale. Invece Diego Pezzotta, 46 anni, avvocato sospeso dall’Ordine, ha affrontato il dibattimento per truffa, falso e patrocinio infedele.
Era assente anche ieri, giorno in cui il pm Lucia Trigilio ha chiesto la sua condanna a quattro anni di reclusione. L’imputato si è solo affacciato in udienza, attraverso una lettera di scuse: aveva dei problemi personali, la situazione gli è sfuggita di mano. «Ma questo non riduce la gravità di quello che ha fatto», non lo giustifica il pm. Le contestazioni sono una sfilza, dalla «a» alla «n». Riassunte, tutte insieme, colpiscono. C’è chi ha perso la casa, nonostante rassicurazioni per cui tutto era tutto sotto controllo. Sono marito e moglie di Stezzano, con 3.500 euro di debiti condominiali che hanno fatto finire l’appartamento all’asta. Il loro bambino di 8 anni aveva preparato la valigia «per andare dalla nonna». È successo parti offese
dell’avvocato sospeso dall’Ordine perché imputato per truffa, falso e patrocinio infedele. Sono tutti ex clienti del legale Cinque si sono costituite parte civile, una nel frattempo è deceduta perché l’avvocato Pezzotta, a cui consegnarono 1.700 euro, li aveva rassicurati che ci avrebbe pensato lui a rateizzare il debito. Invece non fece nulla. Così come in altri casi, di cartelli di divieti di sosta senza autorizzazione che fecero fioccare multe. O come il caso della titolare di un bar, nel frattempo deceduta, con un problema di orari di apertura di cui un precedente avvocato si era occupato. Non l’aveva soddisfatta e Pezzotta — è sempre l’accusa — la rassicurò che le avrebbe fatto incassare un risarcimento tra i 60 e gli 80 mila euro. «Promesse, rassicurazioni e per contro omissioni — è sempre A processo Avvocato sospeso dall’Ordine imputato di truffa e falso
il pm —. Ma parlava tanto e nulla faceva. Peggio quando ha tradotto le omissioni in atti giudiziari falsi, il reato più grave». Documenti che attestavano si fosse mosso e avesse pure ottenuto soddisfazione dal giudice. Nel caso della titolare del bar l’immediata esecuzione di 21.000 euro da
parte dell’assicurazione dell’avvocato (presunto) inadempiente. «Continuava a mandare sms ai clienti, per tenerli buoni».
A padre e figlio, idraulici di Cavernago, in credito con un’impresa fallita, consegnò delle chiavi. Avrebbero dovuto aprire un appartamento, come permuta del credito. Invece non aprivano nulla. «È colpa dei curatori fallimentari», disse Pezzotta. Che, allora, consegnò agli idraulici il provvedimento del giudice per riscuotere la somma che spettava loro. In cancelleria, però, non ne sapevano nulla. Un altro falso. Il pm: «Si è approfittato dell’ingenuità delle persone». Gli avvocati di parte civile e la difesa parleranno il 16 aprile. Giorno, è probabile, della sentenza.