Canova: «Ermanno era un costruttore di tenerezza»
«Vale più un caffè con un amico che tutti i libri letti». Il ricordo di Ermanno Olmi è, soprattutto, fisico. Fatto di frasi che risuonano, di incontri, fattisi sempre più rari, ma indelebili. L’ultimo per il professor Gianni Canova, critico cinematografico e scrittore bergamasco, risale al febbraio di un anno fa, quando Olmi presentò nel Duomo di Milano uno straordinario documentario sulla vita del cardinal Martini. «Un momento incredibile perché lo schermo era posizionato proprio sull’altare», ricorda Canova che lascia intravedere nelle sue parole la solennità di un momento alla quale si contrappose una grande umanissima sincerità, al termine della proiezione. «Olmi mi si avvicina. Vedi, mi dice, dal collo in su funziona ancora tutto, ma dalla testa in giù non funziona più niente». Canova, che ha seguito Olmi particolarmente in questi ultimi anni, parla della grande delicatezza e umanità trasfuse nelle visite rese ad Asiago, «Ermanno e sua moglie, che ti accoglievano, erano campioni di cortesia», andando a scavare nel profondo humus dell’artista. «Quella di Olmi era una straordinaria umanità che
Mestiere «Essere regista non era un vezzo, ma un mezzo per raccontare i valori in cui credeva»
faceva da leva ad un mestiere che non era un vezzo, ma la necessità di usare le immagini in movimento per raccontare i valori in cui credeva. L’amicizia che, appunto, si rifletteva in quel caffè e, con quella, tutti i valori che danno un senso al nostro essere su questa terra. In un mondo di odio, Olmi era un costruttore di tenerezza. Lo scriva per favore, perché questa è la testimonianza più autentica che ci lascia. Un messaggio di sincerità che mette in luce la sua profondità di pensiero: tenersi per mano nelle tempeste della vita». (d.t.)