Atalanta-Roma, sull’assalto ultrà del 2014 il giudice dice no alle difese sui video
Sono passati quasi tre anni e mezzo e, nonostante la scelta del rito abbreviato da parte di nove imputati, non c’è ancora una verità giudiziaria, sui gravi disordini andati in scena tra via Baioni e viale Giulio Cesare la sera del 22 novembre 2014, dopo Atalanta-Roma. Ci sarà, probabilmente, il 16 gennaio 2019, quando il gup Marina Cavalleri potrebbe pronunciare la sentenza, a meno che il pubblico ministero Giancarlo Mancusi e le difese non vogliano discutere ancora. Come già avevano fatto. Perché dopo le richieste di condanna del pm a giugno 2017 — 3 anni per tutti i 9 imputati di danneggiamenti, lesioni (ai poliziotti) e resistenza aggravata in concorso — gli avvocati Federico Riva, Giovanni Adami e Antonio Radaelli, avevano replicato mettendo in dubbio la dinamica dei fatti contestati e la bontà delle identificazioni: secondo i legali risulta impossibile collocare le sei persone arrestate quella sera stessa (Matteo Bonomi, Federico Radaelli, Daniele Urgnani, Luca Bonfanti, Patrizio Pezzotta e Michael Regazzoni) e le tre identificate successivamente (Andrea Salvi, Annibale Personeni, Mauro Trussardi), nel gruppo di ultrà che aveva tentato un attacco in via Baioni e poi in quello che si era mosso in viale Giulio Cesare.
Il gup aveva quindi chiesto di sentire i dirigenti di polizia Giovanni Di Biase, già alla guida della Digos, e Angelo Lino Murtas, vice questore aggiunto. Sono stati ascoltati ieri. Per entrambi è difficile collocare i nove in via Baioni, con certezza, ma sulla loro presenza nella zona di viale Giulio Cesare ci sarebbero invece meno dubbi. Dopo aver sentito i poliziotti le difese hanno chiesto ieri di acquisire anche i video integrali delle telecamere comunali. Istanza respinta dal gup, che ha fissato la nuova udienza a gennaio.