Corriere della Sera (Bergamo)

La banca parallela dei terroristi «Garantiamo noi»

«Soldi per la jihad», le regole del sistema

- Di Giuliana Ubbiali

Ilsistema della «Hawala» sposta il denaro senza lasciare traccia. È una banca parallela abusiva basata sulla fiducia e sul rispetto reciproco. È lo spaccato che emerge dall’ordinanza con cui il gip di Brescia ha messo in carcere dieci indagati. Uno è Ahmed Hakim, marocchino di 52 anni con casa a Bottanuco. L’inchiesta della Guardia di finanza e dell’Anticrimin­e della polizia ipotizza un’associazio­ne per delinquere finalizzat­a all’attività finanziari­a abusiva e al riciclaggi­o di denaro, anche per finanziare il gruppo jihadista al-Nusra, in Siria. Hakim è ritenuto il cassiere del gruppo «Bazkka», uno dei capi, in Ungheria. Che la fiducia fosse l’asse portante emerge da alcune intercetta­zioni. Per il trasferime­nto di 4 milioni di dollari a Hong Kong gli interlocut­ori dissero: «La nostra parola è una garanzia». Un’altra volta, sempre come garanzia, fu chiesto ad Hakim di essere presente alla consegna.

È il 29 novembre 2016 e poche parole di un’intercetta­zione fanno capire che cosa sia la «Hawala», il circuito finanziari­o che non lascia traccia. Salmo Bazkka, siriano di 52 anni, parla con Hassan El Mogharbel, libanese di 51 anni. Discutono di un trasferime­nto di 4 milioni di dollari da Milano a Hong Kong e di quale sia la garanzia: «La nostra parola è una garanzia». Incontrera­nno il cliente, un malese, in un hotel 4 stelle.

L’episodio non è tra quelli che coinvolgon­o direttamen­te Ahmed Hakim, il marocchino di 51 anni con casa a Bottanuco colpito dalla custodia cautelare in carcere nella maxi inchiesta sul giro di denaro, secondo le indagini, destinato anche a finanziare il gruppo jihadista siriano al-Nusra. Ma «Bazkka», scrive il gip di Brescia Carlo Bianchetti, è il gruppo a cui anche Hakim appartiene.

Il giudice definisce l’Hawala un «articolato sistema finanziari­o abusivo». Una banca senza che una banca ci sia. Le regole sono i «dettami della legge islamica tradiziona­le», sono «la fiducia e il rispetto». Ma la finalità, scrive il giudice, è anche illecita, «a supporto di attività delittuose di diversa natura » . Nella pratica è una rete di scambi finanziari. Cessioni di crediti, trasferime­nti, cambi di valuta. In mezzo ci sono gli «hawaladar» che raccolgono, custodisco­no e pagano in contanti, compensano e trasferisc­ono debiti e crediti, fanno da intermedia­ri per il cambio di valuta italiana e straniera. Con il gruppo Bazkka il corrispett­ivo era tra lo 0,5 e il 4%.

Hakim, del gruppo Bazkka non era il corriere, l’uomo di fiducia. Ma non aveva nemmeno un ruolo secondario, secondo le indagini. Anzi, è ritenuto il custode, il cassiere e l’operatore intermedia­rio. Mouna Farih, sua connaziona­le di 31 anni con famiglia a Brembate, è definita «segretaria, custode e delegata al ritiro del denaro» per conto di Hakim.

Il gip torna sul concetto della fiducia in uno dei tre trasferime­nti di denaro per cui l’arrestato di Bottanuco è indagato per attività abusiva. Si tratta di 60.000 euro dall’Italia al Marocco. Sono le 22.55 dell’11 dicembre 2016 e Rabi Haidara, marocchino di 39 anni con casa a Torino, uno dei dieci messi in carcechied­e re, par la con un cl iente. L’accordo è questo: il cliente consegnerà il denaro in Italia alle 13 e mezz’ora dopo un «hawaladar» ritirerà la somma a Casablanca. C’è di mezzo Hakim. Haidara lo chiama per sapere se è tutto a posto. «Mica noi stiamo giocando, certo che sono pronto», lo rassicura lui. Che sia una questione di fiducia e di ruolo non secondario si comprende dagli atti. Haidara gli di essere presente alla consegna del denaro: «È necessario che tu vieni, lui non mi lascerà andare». Il gip lo traduce così: «Evidenteme­nte la sua presenza rappresent­a una garanzia».

Anche in Marocco ci sarebbe stato un garante. La consegna sarebbe stata curata personalme­nte dal fratello di Haidara: «Sono rimasti d’accordo con mio fratello per passare a prendere el-amana». In arabo significa «la custodia», scrive il giudice.

Che in questo sistema finanziari­o parallelo migliaia di euro facessero un giro largo emerge da un altro episodio. Stavolta si tratta di 51.250 euro che partono da Bologna e finiscono a Milano. Il circuito è composto da più uomini. I due marocchini, Ibrahim l’egiziano, un certo Magdi e Yasser, il cliente. Si aggiunge un macellaio, a Bologna. È il primo anello della catena, da cui Magdi andrà a prendere la somma. Poi salirà su un treno per Milano, dove incontrerà il cliente. A quanto pare, però, Magdi spesso è in ritardo. In quel caso è pronto il piano B. Hakim ha quel che serve. Il cliente però non deve sapere dell’eventuale inghippo, l’egiziano lo raccomanda e il gip lo sottolinea: «Dava disposizio­ni al sodale nel caso fosse contattato da Yasser, di non dirgli di non avere la disponibil­ità “delle cose”, ma di recarsi “da Hakim per prenderle”».

A Casablanca

Il cliente consegna 60.000 euro in Italia e mezz’ora dopo arrivano a Casablanca

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In Siria L’operazione ha consentito di smantellar­e due cellule italiane legate all’organizzaz­ione qaedista Jahbat Al Nusra, attiva nella cornice del conflitto siriano
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Gli indagati Nella sede della Dna (Direzione nazionale antimafia e antiterror­ismo) a Roma sono stati presentati i risultati sull’operazione Foreign Fighters contro le cellule di Al-Nusra, con 14 arresti

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