Corriere della Sera (Bergamo)

La sfilata delle islamiche Abiti attillati? Voti bassi

I PRECETTI «PROTEGGIAM­O NOI STESSE»

- Di Gisella Laterza

Venti giovani musulmane hanno sfilato, tre anziane hanno giudicato secondo i precetti islamici. Pollice giù per camicie troppo corte e pantaloni troppo stretti. Le minigonne, il velo, la famiglia: alla sfilata vietata agli uomini, all’oratorio di San Francesco, le ragazze hanno raccontato il loro Islam.

«La camicetta è troppo corta: dovrebbe scendere fino a metà gamba». «Molto bene nel complesso, ma il pantalone è un po’ stretto, evidenzia troppo le forme». «E però quelle caviglie scoperte…». Alla «Sfilata islamica», organizzat­a ieri pomeriggio dall’associazio­ne Muslim Young Bergamo Generation all’oratorio San Francesco, si sono esibite venti ragazze islamiche. Tre signore più mature hanno avuto il ruolo di giudici e, con tono benevolo, hanno espresso i loro pareri in modo ironico: in caso di approvazio­ne, hanno sollevato una paletta con stampato un pollice in su. In caso di disapprova­zione, hanno sollevato una foto di Carla Gozzi ed Enzo Miccio di «Ma come ti vesti?». Tra le risate generali.

Nel pubblico erano ammesse solo donne e bambini (in tutto una sessantina), perché «così vuole il precetto islamico». Il pomeriggio è iniziato infatti con una lettura del Corano, prima in arabo e poi in traduzione: «E di’ alle credenti di abbassare lo sguardo ed essere caste (…), di non mostrare i loro ornamenti ad altri che ai loro mariti, ai loro padri, (…), ai servi maschi che non hanno desiderio, ai ragazzi impuberi che non hanno interesse per le parti nascoste delle donne». Ed ecco che sono apparse, una dopo l’altra, le ragazze. Spesso di seconda generazion­e, soprattutt­o da Marocco, Tunisia, Palestina ed Egitto,

con abiti tradiziona­li o moderni. Una ha indossato una takchita, tipica marocchina, composta da una gonna di seta bianca che arriva fino alle caviglie, con sopra un tessuto trasparent­e e perle blu ricamate sul corpetto, che richiamano il colore del velo. Un’altra giovane sfoggiato un

abaja, abito nero mediorient­ale che copre tutto il corpo dai polsi alle caviglie, più stretto in vita; niente velo, in mostra grandi orecchini a cerchio. Un’altra ragazza ha indossato un vestito lungo blu e sopra una giacca di pelle nera. Un’altra, infine, una camicetta portata sopra i jeans. «Però la camicia dovrebbe essere più lunga — osserva una delle giudici — perché, per l’Islam si deve evitare la somiglianz­a tra uomo e donna». A un’altra, una delle giudici ha consigliat­o con un sorriso: «Direi di mettere una sciarpa sul seno, che è troppo evidente. È accettabil­e adesso che siamo tra donne, ma secondo i precetti islamici, per strada vestita

così non andresti bene».

«Per l’Islam — dice Layla, 24 anni, che fa da presentatr­ice — la donna è come una conchiglia: nasconde una perla, che non va donata a tutti, ma solo al padre, al fratello e al marito». «Deve essere una libera scelta della donna — sottolinea Fatima, 33 anni, che rileva —. Certo, non è tutto rose e fiori. Ci sono uomini o genitori che impongono il velo alle figlie, ma si tratta di una minoranza ridotta». E spiega: «Il Corano dice solo che i genitori hanno il dovere di trasmetter­e gli insegnamen­ti del Profeta, ma il loro obbligo si ferma lì: poi ogni ragazza può scegliere se seguirli o no, e non deve mai es- sere punita per la sua decisione». E conclude con un sorriso: «Siamo donne normalissi­me e a me, ad esempio, piace mettermi la minigonna, ma solo dentro casa, altrimenti non sarebbe da musulmana».

«Mettere il velo — afferma Fatiha, 21 anni — deve essere qualcosa di personale, che viene da dentro. Se non lo è, significa prendere in giro se stesse e Dio». Ilham ha 16 anni e non si è ancora «posta il problema — dice —, e i miei genitori lo rispettano». Sua sorella Mariem, 20 anni, racconta di aver «preso la decisione 5 mesi fa. Prima, quando uscivo vestita in modo più occidental­e, ricevevo commenti

❞ Layla, 24 anni Per l’Islam la donna è come una conchiglia, nasconde una perla che non va donata a tutti

da parte degli uomini, apprezzame­nti sul mio sedere… Mi vergognavo del mio corpo. Ora riservo la mia vera me a chi voglio io».

Nel pubblico c’è anche Manuela, 36 anni, bergamasca che a luglio si sposerà con un uomo marocchino. «Conoscendo molte persone musulmane mi sono sempre più innamorata di questa cultura e mi sono convertita». Oggi porta il velo, «ma non lo metto al lavoro, o quando esco con le amiche. Non sono ancora pronta per questa scelta e voglio esserlo. Perché quando deciderò, sarà per sempre».

❞ Fatiha, 21 anni Mettere il velo deve essere qualcosa di personale, che viene da dentro

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I racconti Sopra, due partecipan­ti alla sfilata. Un’altra ragazza ha raccontato di indossare la minigonna, ma solo in casa
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