Raffaello doppia i visitatori previsti «Un successo»
Alla mostra 72 mila visitatori, ne erano previsti la metà Non sono mancati gli stranieri, ma pochi i giovani: 10%
Il dardo del San Sebastiano di Raffaello colpisce nel segno. La mostra sugli anni giovanili dell’Urbinate chiude con 72 mila visitatori, il doppio del pronostico. «Avevamo previsto 36 mila paganti, superati abbondantemente. È stato un buon risultato per la città», dice Maria Cristina Rodeschini, direttore della fondazione e curatrice di «Raffaello e l’eco del mito», con Emanuela Daffra e Giacinto di Pietrantonio. Un plauso dal sindaco Giorgio Gori, per «il solido impianto scientifico e la qualità del racconto e allestimento», e dall’assessore alla Cultura Nadia Ghislaberti, per cui «il San Sebastiano è l’icona della Carrara, ne rappresenta la bellezza e raffinatezza delle collezioni».
La mostra è stata apprezzata da un pubblico per il 35% over 60, per il 30% tra i 46 e i 64 anni, il 25% tra i 26 e i 45 e il 10% under 25. Il 74% dei visitatori era lombardo, ma non sono mancati stranieri, per il 17% russi, seguiti da spagnoli, francesi, tedeschi e polacchi. Il motivo del successo? «La varietà d’argomenti — spiega Rodeschini —. Non era una monografica classica. Aver accostato opere del Quattrocento ad altre contemporanee ha mescolato i pubblici. Era un racconto sul Raffaello giovanile che ha fatto conoscere il capolavoro del San Sebastiano. È stata una mostra di ricerca, che ha ricongiunto le predelle della pala del beato Nicola da Tolentino o di Pala Colonna. Aveva un taglio originale, facendo scoprire i maestri dell’Urbinate, quali Perugino e Pintoricchio». Sessantacinque opere, di cui 14 di Raffaello, in un arco temporale compreso tra il 1476, con il «Ritratto di Federico da Montefeltro col figlio Guidobaldo» di Pedro Berruguete, e il 2017 con il «Self -portrait as a self- portrait» di Francesco Vezzoli. Due sono state ideate ad hoc: «Lo Studio per Estasi di San Sebastiano» di Giulio Paolini, che ha sostituito l’originale esposto alla Gamec per la mostra, e «D’Après Raffaello, La Fornarina» di Mario Cresci, entrate nella collezione della pinacoteca e disponi- bili a prestiti. «Vorremmo continuare a far realizzare ad artisti contemporanei opere in omaggio a dipinti del museo chiesti in prestito — prosegue il direttore —. All’uscita di un capolavoro corrisponderebbe una testimonianza contemporanea, a sottolineare la collaborazione tra Carrara e Gamec». Se l’opera di Paolini forse andrà momentaneamente nell’ufficio di Rodeschini, quella di Cresci sarà prestata a Palazzo Barberini.
Ideata da Fondazione Carrara con Gamec e coprodotta da Marsilio Electa (3 mila cataloghi venduti), la mostra ha superato il milione di costi, «coperti dagli sponsor e dallo
❞ È stato un buon risultato per la città. Non era una monografica classica: ha raccontato Raffaello e i suoi maestri
Vorremmo ancora far realizzare ad artisti di oggi opere in omaggio ai dipinti del museo Maria Cristina Rodeschini Direttore
sbigliettamento, garantendo un pareggio di bilancio», dice Gianpietro Bonaldi, anticipando che presto sarà presentato un progetto innovativo per la gestione del bookshop, chiuso da agosto. Conclusa una mostra si pensa alle altre: da ottobre a gennaio 2019 quella su Botticelli, con i tre capolavori del museo accostati a 7/8 opere provenienti da musei nazionali e internazionali, tra cui le «Storie di Lucrezia» dall’Isabella Stewart Gardner Museum di Boston. Nel 2020 la futura grande mostra: Simone Peterzano tra Tiziano e Caravaggio.