I BUROCRATI E LA SFIDA AL DIVINO
Mettiamo in fila quattro notizie e proviamo a ricavarne un pensiero. Uno. Alle Ghiaie di Bonate il Comune, d’accordo con la Curia, ha deciso di espropriare un terreno per costruire un parcheggio che serva la cappelletta eretta a ricordo delle apparizioni del 1944, mai riconosciute dalla Chiesa, ma oggetto di culto popolare. Solo che il terreno è di proprietà di un’associazione cattolica che rivendica essere proprio quello il vero luogo delle apparizioni e — di conseguenza — uno sfregio la decisione di farne un parcheggio. Due. Il 19 maggio a Bergamo ci sarà la prima edizione del Gay Pride. Il Popolo della Famiglia, organizzazione tradizionalista, aveva chiesto ai Cappuccini una serata di preghiera «in riparazione» dell’evento. Il superiore dei Cappuccini ha detto no. Tre. Il 24 in città arriva la salma di Giovanni XXIII, che sarà portata in pellegrinaggio sul territorio e poi a Sotto il Monte. Si prevede una grandissima partecipazione, condizionata però dai molti problemi che caratterizzano l’esposizione della reliquia, tenuta integra sotto gas in una teca speciale. Quattro. Sabato scorso, ospitata dal parroco nell’oratorio di San Francesco, si è tenuta una sfilata di «moda islamica», solo per donne, organizzata dalla Muslim Young Bergamo Generation (perché l’inglese, se lo si usa male?, ndr).
Viviamo in un mondo ampiamente secolarizzato, ma la religione pervade ancora la società in modi che definirei «mutanti».
Da una parte, senza dimenticare il forte impegno sul fronte dell’assistenza, la Chiesa è attiva nei temi sociali più controversi gli omosessuali, le altre religioni…). Ed è curioso — per un laico come lo scrivente — vedere come ciascuno, dentro questa dialettica, rivendichi un suo «pride» personale, con cortocircuiti sorprendenti all’insegna del politicamente corretto. Dall’altra, la religione continua a fare appello agli aspetti più irrazionali dell’animo umano, quelli per cui, come dice monsignor Della Vite, segretario della Diocesi, «Le apparizioni per chi crede non servono, per chi non crede non bastano». Certo, la contaminazione tra mistero e modernità produce effetti ambigui. Credo di non mancare di rispetto a nessuno nel constatare quanto gravitino sul confine del morboso le attenzioni scientifico-empiriche dedicate alla conservazione della salma del Papa Buono perché i fedeli la possano vedere non per quello che è (il cadavere di un uomo morto 55 anni fa) ma per l’icona che è diventata. D’altra parte, «vedere» (e magari scattare una foto, se non proprio un selfie) sarà anche in quest’occasione l’attività principale delle masse che accorreranno. Le stesse che, ahimè, si spostano in auto generando quella «contraddizione in seno al popolo» che si sta svolgendo alle Ghiaie di Bonate. Di fronte a questi paradossi c’è però una certezza granitica: la burocrazia, l’unica forza in grado di sfidare il Divino. Quella che, sotto forma di vigile urbano, multa regolarmente alle Ghiaie l’associazione benefica che raccoglie fondi vendendo ai pellegrini oggetti di artigianato africano perché sprovvista della necessaria licenza.