Il «mappamondo» Ubi e i pensionati del Colorado
Il 55% della banca in mano agli investitori istituzionali Così il peso dei bergamaschi è diventato marginale
C’è anche l’associazione dei pensionati del Colorado, con 382 mila azioni, tra i soci di Ubi Banca. E gli investitori istituzionali sono al 55 per cento (nella foto il presidente del Consiglio di Sorveglianza, Andrea Moltrasio).
L’associazione dei pensionati del pubblico impiego del Colorado, con 382 mila azioni, o la Banca nazionale di Westminster con 62 mila. O ancora, il fondo americano EuroPacific Growth con un pacchetto di 20 milioni di azioni, che in pratica è la metà di tutto il monte azionario del bergamasco Patto dei Mille. Alla fine messi tutti insieme, lo scorso 6 aprile, gli investitori istituzionali in assemblea hanno «cubato» circa 232 milioni di azioni. Niente di misterioso. È sufficiente andare a scandagliare i documenti assembleari per rendersi conto di come il mappamondo azionario di Ubi sia cambiato. E di come in questa geografia, impensabile fino a qualche anno fa, i fondi di investimento facciano la parte del leone.
È questo uno dei tanti risvolti della trasformazione della banca da cooperativa a
Spa in grado di suscitare un significativo e crescente interesse mondiale da parte di investitori che arrivano dal New Mexico come dalla Norvegia o dalla Florida. Si tratta di un trend comune alle maggiori banche italiane; da Intesa San Paolo (qui i fondi hanno il 62,62% del capitale sociale, di cui il 60,42% in capo ad investitori esteri), a Unicredit (63,51% per metà degli Stati Uniti), al Banco Bpm (investitori a 1/3 del capitale sociale).
Stando a quanto riportato dall’ufficialità del documento non finanziario pubblicato sul sito della banca, in Ubi la quota degli investitori si attesterebbe intorno al 50% del capitale, ma anche a fronte dei recenti ingressi — l’ultimo lo scorso 8 maggio da parte degli americani di Capital Research and Management Company con una quota del 5,049% — si veleggerebbe oltre
il 55%. In testa Silchester con una partecipazione dell’8,10%, seguita dalla Fondazione Crc, 5,910% e da Edoardo Mercadante al 5,091%. Tra i maggiori azionisti figura la Fondazione Banca del Monte di Lombardia 4,959%, mentre risale a marzo un’altra new entry: Hsbc, il colosso bancario mondiale ha dichiarato una posizione complessiva indiretta del 6,224%.
Quello azionario è un mercato sempre in movimento e l’ottica degli investitori è di medio-lungo periodo. Un’immagine complessiva dell’azionariato di una spa si configura con esattezza solo al momento dello stacco del dividendo (per Ubi il prossimo 21 maggio), ma nel corso dell’anno vengono scattate delle istantanee che diventano «indicatori». E tra queste fotografie, con la doverosa premessa che in assemblea un azionista può non presentarsi — e infatti a Brescia la partecipazione è stata limitata — o intervenire non dichiarando tutto il pacchetto posseduto, c’è appunto il momento assembleare. Se ben 12 delle 35 pagine dell’elenco partecipanti del 6 aprile scorso sono appannaggio dei fondi con le loro lunghissime diciture, nelle altre si trovano in ordine alfabetico i nomi di tutti gli altri azionisti presenti. A cominciare dalla A di Andreoletti Gianfranco, il patron dell’AlbinoLeffe, tra i principali sostenitori del Patto dei Mille, che detiene oltre 7 milioni di azioni. Una partecipazione «interessante» targata Bg, la sua, che apre l’elenco in cui compaiono molti possessi azionari milionari in capo ai bresciani, con nomi pesantissimi (come ad esempio la famiglia Lucchini, con 17 milioni di azioni). Tra i soci/azionisti orobici spiccano con 7 milioni di azioni i fratelli Radici, Angelo e Maurizio, anche attraverso le loro finanziarie, così come sempre rilevante è la presenza della famiglia Zanetti; il cavalier Emilio con i figli e altri membri della sua famiglia si attestano
Il confronto La quota di EuroPacific Growth (20 milioni di azioni) da sola vale metà del Patto dei Mille
pure intorno ai 7 milioni. Anche la finanziaria della famiglia Bombassei è presente con 3 milioni e 200 mila azioni della Nuova Fourb.
Resta sempre azionista di rilevo la Diocesi di Bergamo con 4 milioni 338 mila azioni. Tra gli esponenti apicali della banca, il presidente del Consiglio di Sorveglianza, Andrea Moltrasio si è presentato con 210 mila azioni, il vice presidente vicario Mario Cera con 120 mila. Con 659 mila azioni il ceo Victor Massiah, il notaio Armando Santus con 392 mila, Osvaldo Ranica che siede nel board del Consiglio di Gestione con poco più di 41 mila, mentre il consigliere Lorenzo Renato Guerini ha dichiarato 5 mila azioni. In assemblea con 11.998 azioni anche la rappresentante dei Fondi, Patrizia Giangualano.