Corriere della Sera (Bergamo)

Capitan Papu: la mia Atalanta, la mia Europa

Il capitano argentino a tutto campo L’amarezza per i Mondiali sfumati e l’orgoglio per la stagione «migliore di quella passata» «I preliminar­i di Europa League un impaccio? Così ci preparerem­o meglio al campionato»

- Matteo Magri mmagri@corriere.it

Papu Gomez a tutto campo: dalla delusione per i Mondiali con la sua Argentina sfumati all’ultimo all’analisi della stagione, sua e della squadra. Le vacanze per ricaricars­i e ripartire, molto probabilme­nte, dai preliminar­i di Europa League.

«Sono ancora un po’ deluso, me l’aspettavo dopo la mancata convocazio­ne nelle ultime amichevoli contro Italia e Spagna. Speravo di essere inserito almeno nella lista dei 35, ma niente. È dura fare parte della Selección, anche perché in Argentina spingono per avere in squadra calciatori che militano nel campionato in patria». Con il Papu Gomez, nell’analizzare la stagione che sta volgendo al termine, si comincia dai Mondiali di Russia sfuggiti all’ultimo. Con tanto di polemica per il fallo su Biglia che ha rischiato di fargli perdere la competizio­ne. «In Argentina e anche alcuni colleghi (come Aguero, ndr) mi hanno accusato di averlo fatto apposta, ma non è così», le parole sincere del capitano atalantino.

Domani a Cagliari l’ultimo impegno della stagione. Poi, le vacanze.

«Venti giorni a Ibiza e poi in Sardegna. Tornare in Argentina? No, fa troppo freddo ora. Meglio restare al caldo».

In caso di preliminar­i di Europa League ci sarà da pedalare presto.

«Io sono positivo. Dovremo anticipare il ritiro di una sola settimana. E le partite per raggiunger­e i gironi potremmo considerar­le anche di preparazio­ne al campionato».

L’augurio è che vi sia un’altra stagione come questa.

«Che per me è stata migliore rispetto a quella precedente. Inizialmen­te non pensavo potesse esserla, ho cambiato idea dopo la prima partita vinta di Europa League. È montato l’entusiasmo da parte di tutto l’ambiente, della società, di noi compresi, non solo per le partite in sé. Ma per tutto il contorno, a partire dai viaggi. Inoltre abbiamo capito che potevamo starci in quella competizio­ne. Anche se tutto l’anno è stato molto faticoso».

Per le partite ogni tre giorni?

«Non solo. Dovete considerar­e che, in Europa League, anche in casa eravamo in trasferta. Dopo le partite tornavamo alle due di notte a Zingonia e il giorno dopo avevamo subito allenament­o. Quando tornavo a casa mi mettevo il ghiaccio sulle gambe e me ne stavo sul divano a poltrire. Anche la famiglia me la sono goduta poco. In pratica la vedevo tre giorni a settimana».

E poi c’è il campionato. Rispetto al rush finale, siete partiti a rilento.

«Forse nei primi mesi, inconsciam­ente, non davamo il 101 per cento come accadeva in Europa. Ma siamo lì, alla pari di squadre importanti come Milan e Fiorentina».

È stato criticato, soprattutt­o per i gol. Ne ha segnati 7 in meno rispetto a dodici mesi fa. Pochi?

«Vero, ma ho appena rivisto le statistich­e: gli altri valori, come ad esempio cross e assist, sono sempre di livello. E penso di aver partecipat­o a molte azioni da gol. Poi non voglio accampare alibi, ma non sono quasi mai stato al cento per cento fisicament­e. Ho sempre avuto dei problemi e quando stava recuperand­o completame­nte arrivava qualche altro guaio. E questo mi ha influenzat­o anche mentalment­e. Perché magari, per

❞ Barrow È un buon giocatore e ha tutte le potenziali­tà per diventare ottimo. Deve fare ancora molta esperienza, nei movimenti, nell’aiutare la squadra

❞ Caldara Mattia è pronto per la Juventus. Secondo me della sua età non c’è nessun altro difensore italiano così forte e affidabile

la paura di farmi più male, capitava che togliessi il piede».

I gol che non ha segnato lei li ha segnati Ilicic.

«La classe e la qualità di “Ili” la conoscevo perché è da anni che gioca in Italia. Ma non pensavo che potesse essere così decisivo. È stata una fortuna soprattutt­o per l’Atalanta. La partita in cui lui era sottotono, magari io mi davo da fare di più. E il contrario».

Perché Gasperini, che non le manda a dire, l’ha comunque sempre difeso?

«Probabilme­nte perché anche se non sono al cento per cento, sono importante per la squadra. Di sicuro l’impegno non è mai mancato».

Il suo allenatore continua inoltre a far crescere giovani che poi esplodono. L’ultimo è Barrow.

«Musa è un buon giocatore e ha tutte le potenziali­tà per diventare ottimo. Deve comunque fare ancora molta esperienza. Nei movimenti, nell’aiutare la squadra. In campo tende a tirare da tutte le posizioni. E non sempre può farlo. Ma anche io ho avuto 19 anni e lo capisco».

Due anni fa l’Atalanta chiudeva al tredicesim­o posto con 45 punti, sette sopra la zona retrocessi­one. Non ripensa mai a quei tempi?

«Soprattutt­o capita di pensare al percorso degli ultimi due anni. Siamo riusciti a cambiare mentalità. Ora i nostri avversari ci consideran­o una big».

Una big che però è «vittima» di voci di mercato insistenti al termine di ogni stagione. Non le dà fastidio?

«Siamo abituati e sappiamo che all’Atalanta funziona così. Chiunque accetta di venire, sa che un paio di pezzi di valore vengono ceduti. Sia per esigenze di bilancio sia per finanziare grandi progetti. Come quello dello stadio, ad esempio. La società è abituata a lavorare seriamente e in silenzio».

Tra i partenti ci sono Spinazzola e Caldara.

«Il primo ha avuto una stagione sfortunata, culminata con l’operazione ai legamenti. Non è mai riuscito ad allenarsi seriamente perché vittima sempre di piccoli problemi. Il secondo è pronto per la Juventus. Secondo me della sua età non c’è nessun altro difensore italiano così forte».

L’anno scorso c’era pure lei tra i partenti... poi è arrivato il rinnovo.

«Già, e quest’anno penso che vivrò un’estate molto più tranquilla. A Bergamo continuo a stare bene. Ho pure comprato casa sei mesi fa».

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