E il pilota sconfisse Ryanair a Dublino
Il gigante low cost pretende 25 mila euro per la formazione. L’ex dipendente ricorre e vince
Ha vinto «in casa» di Ryanair dopo aver fatto ricorso per una ingiunzione che gli suonava come un’ingiustizia. Luca Billetto, 53 anni, torinese ma bergamasco d’adozione, si è opposto alla richiesta di Ryanair, di cui era stato dipendente per dieci mesi, di risarcire 25 mila euro alla compagnia, il corrispettivo del corso di formazione. Ma lui ha fatto ricorso e il giudice di Dublino gli ha dato ragione.
La vicenda giudiziaria non è di quelle che passano sottotraccia, tanto che «The Irish Times» di Dublino, uno dei più antichi e diffusi quotidiani irlandesi, l’ha raccontata con un ampio servizio lo scorso 13 aprile. Titolo: «Il giudice si rifiuta di riconoscere i danni a Ryanair contro il pilota che ha completato un costoso corso di formazione». Da quel giornale, che un collega pilota gli ha portato a Bergamo, il comandante Luca Billetto, 53 anni, torinese di nascita, ma da 13 anni bergamasco per scelta (matrimonio e due bambine), ha conosciuto l’esito — ancor prima del suo legale — della causa promossa contro di lui dalla compagnia irlandese, nei cui ranghi era rimasto solo dieci mesi. Dall’agosto del 2016 al giugno del 2017, per l’esattezza, quando ha rassegnato le dimissioni per motivi personali. Nemmeno un anno di servizio, ma tanto è bastato perché Ryanair rivendicasse nei suoi confronti un rimborso di 25 mila euro. Ma il giudice Terence O’Sullivan ha detto che nulla è dovuto.
Una sentenza, a suo modo storica, per l’ambiente dei piloti della compagnia irlandese, salito alla ribalta delle cronache alla fine della scorsa estate: centinaia di piloti in uscita e cancellazione dei voli che hanno interessato migliaia di passeggeri. È, invece, l’agosto di due anni fa quando Billetto, pilota con 15 mila ore di volo all’attivo maturate a servizio di varie compagnie di linea e private, compie la scelta professionale di approdare in Ryanair.
Il pilot shortage, la carenza di piloti, fa sì che Billetto venga subito assunto con un contratto
Addestramento Due mesi di corso per Luca Billetto, torinese ma bergamasco d’adozione
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La regolamentazione italiana
Esclude una unilaterale imposizione al lavoratore di somme a titolo di risarcimento per un corso di formazione dell’azienda che lo ha assunto In aula Il legale ha sostenuto che Ryanair non aveva quantificato le voci di spesa della formazione
a tempo indeterminato, ma con l’obbligo contrattuale di effettuare un corso di addestramento sul Boeing 737 nell’Est Midlands, a 120 km da Londra della durata di due mesi. Le spese di soggiorno sono a suo carico, mentre il training viene stimato da Ryanair ad un costo di 25 mila euro. Ogni comandante, quindi - sta scritto nero su bianco sul contratto che la compagnia fa firmare ai suoi piloti, di qualunque nazionalità - deve contribuire al pagamento. Con rate mensili che vengono trattenute nello stipendio; per lo stesso Billetto, 480 euro fin dalla prima busta paga. Non solo, ma anche con una clausola di risarcimento penalizzato nel caso il pilota lasci la compagnia prima di cinque anni. Il risarcimento è formulato in modo scalettato: chi lascia Ryanair dopo un anno deve rimborsare 25 mila euro, 20 mila dopo due anni, 15 mila dopo tre e via dicendo.
Billetto completa il corso e prende servizio, ma a giugno si dimette. Tempo qualche settimana e Ryanair gli fa recapitare una lettera dai suoi legali irlandesi in cui, richiamando la clausola contrattuale, intima al suo ex pilota il risarcimento di 25 mila euro del corso di addestramento.
Saldo entro 15 giorni. Billetto non si scoraggia e — tramite un suo amico collega — si rivolge all’avvocato Giovanni Borgna, con studio a Milano e molto attivo anche nella bergamasca, con cui affronta la causa che Ryanair nel frattempo gli ha promosso.
Dopo un primo tentativo condotto dall’avvocato Borgna con i legali irlandesi per addivenire ad un accordo stragiudiziale (che Ryanair però rifiuta), la causa finisce davanti alla Corte di Giustizia della capitale irlandese. Due sostanzialmente le eccezioni sollevate dal legale italiano e che il giudice O’Sullivan ha accolto per arrivare al primo verdetto. La prima riguarda la giurisdizione che, secondo la difesa di Billetto, non poteva che essere del giudice italiano, visto che qualsiasi clausola inserita nel contratto irlandese firmato dai propri piloti non poteva essere in contrasto con la regolamentazione italiana in materia, che esclude — salvo particolari negoziazioni intervenute tra le parti — una unilaterale imposizione al lavoratore di somme a titolo di risarcimento per un corso di formazione cui è stato sottoposto dall’azienda che lo ha assunto. La seconda eccezione sollevata dalla difesa italiana e accolta dal giudice irlandese, invece, entra nel merito economico del costo del corso di addestramento: quei 25 mila euro richiesti al proprio pilota a titolo risarcimento “forfettizzato”, dovevano essere specificamente quantificati nelle loro voci di imputazione di spesa. Insomma, come si giustificano per l’azienda che li mette in carico al pilota, senza dimostrazione che siano stati effettivamente spesi dalla stessa? Non solo, ma non sarebbero dei costi in linea con quelli praticati da altre compagnie. Anzi, sarebbero più del doppio. È sulla base di questi elementi che il giudice ha per ora dichiarato che Billetto nulla deve a Ryanair, in attesa sia di conoscere i contenuti del provvedimento sia gli eventuali sviluppi, nel caso Ryanair decida di appellare il provvedimento.