NON ZITTITE LE OPINIONI
Per i quarant’anni della legge 194 sull’aborto sono comparsi anche a Bergamo, come già era accaduto in altre parti d’Italia, i manifesti dell’Associazione Pro Vita Onlus. A Roma il sindaco Virginia Raggi ne ha disposto la rimozione e anche da noi c’è qualcuno che vorrebbe che il Comune levasse la sua mano censoria, facendo sparire i manifesti anti–abortisti. Ritenendoli un insulto verso le donne, Selene Cilluffo, referente del movimento femminista «Non una di meno» di Bergamo si è appellata all’amministrazione affinché li tolga dalla circolazione. Non intendo entrare nel merito della questione, discutendo se contino più i diritti della donna o quelli del nascituro. Mi interessa piuttosto ragionare sul metodo, dicendo subito che mi pare davvero singolare che chi conduce una battaglia per la libertà, in questo caso la libertà di scelta della donna, pretenda poi di limitare la libertà di espressione di qualcun altro, che non la pensa come lui. Quei manifesti non sono un j’accuse contro nessuno. Semplicemente fanno valere un’opinione diversa, confortandola con dei riferimenti oggettivi e supportandola con dei contenuti emozionali. È senz’altro bene che qualcuno si faccia portavoce delle esigenze delle donne. Ma in nome di quale malintesa idea di libertà, di democrazia e di pluralismo si dovrebbe richiedere all’amministrazione comunale di zittire chi si faccia invece portavoce di altri diritti, quelli dei nascituri, che, per ovvie ragioni, voce in capitolo non possono – ancora o per sempre – avere?