Corriere della Sera (Bergamo)

Omicidio, altri due arresti

Il gip: droga, violenza e la vittima chiamata «cane»

- di Giuliana Ubbiali

Nell’ordinanza uno spaccato di violenza, droga e nessun rimorso.

La portiera incastrata L’indiano detto Happy aveva la pistola ma la passò perché non riuscì a scendere

Se non sparò lui, fu solo un caso. Non riuscì a scendere dall’Alfa 147 perché la portiera si incastrò, allora passò la pistola a un connaziona­le. Forse nemmeno avrebbe sparato, il 10 dicembre 2017, e Amandeep Singh, 22 anni, non sarebbe stato ucciso sul balcone di casa, in via Spampatti 32, a Palosco.

Hardeep Singh, detto «Happy», 29 anni, casa a Credaro, è comunque finito in carcere. Ora, dopo i primi cinque arresti dello scorso anno, insieme ad Harpinder Lally, 30 anni, residente a Castelli Calepio. Erano al vertice a Gorlago in cui si decise la spedizione punitiva per un debito di 500 euro e un’auto bruciata. Dovevano pulire l’offesa con un altro rogo. Invece morì un ragazzo di 22 anni. Secondo il gip Federica Gaudino i due concorsero nel delitto. Lally incitò: «Spara a qui figli di p...» mentre la vittima e il fratello tiravano sassi contro i rivali arrivati su quattro automobili. Come andò, alle 21.30, lo racconta Happy a un’amica in una delle intercetta­zioni: «Jonny mi ha dato in mano, mi ha detto se sarà bisogno fate ciò che volete fare». Parla della pistola, Jonny è Bhupinderj­eet Sandhu, ritenuto il capo gruppo. La portiera non si apre, allora gli chiede la pistola «Deepa», cioè Hardeep Singh, stesso nome di Happy. «Ma non usarla» gli urla. Invece l’altro spara. La ragazza che ascolta si preoccupa di una cosa: «Quel ragazzo che ha Deepa ha ucciso era sposato?».

Nell’ordinanza emergono i ruoli dei due nuovi arrestati, ma soprattutt­o uno «spaccato inquietant­e», lo definisce il capitano Davide Papasodaro che comanda la compagnia dei carabinier­i di Treviglio. Giovani che dopo l’omicidio di un ragazzo come loro lo chiamano «cane». Il gip lo sottolinea: «Né, invero, dalle numerose conversazi­oni intercetta­te emerge alcun rammarico o pentimento per la morte del connaziona­le». La preoccupaz­ione degli indiani, invece, è che dopo i primi arresti sia difficile reperire gente per le spedizioni. Per esempio, contro un gruppo di spacciator­i tra Calcio e Urago d’Oglio rivali dei pusher marocchini tra Cortenuova e Calcio loro amici «e fornitori di eroina degli intercetta­ti che la consumano con cadenza gior- naliera». Soprattutt­o, si lamentano, manca Jonny. A lui bastavano alcune telefonate. Ne parlano il 7 maggio 2018. Happy: «Non è mai stato così difficile avere i ragazzi per litigare». Lally: «Hanno paura».

L’indole violenta è dimostrata anche da un’aggression­e del 2 aprile 2018, a Cividate. «Sei ancora piccola, bella», urlano a una ragazzina indiana. Il fratello con lei si arrabbia. Loro lo pestano. «Non litigate, vi prego, vi chiedo scusa», implora lei. Se ne vanno, con una promessa: «Verremo a cercati e per te sarà la fine». In auto ci ridono sopra: «Eravamo in crisi di astinenza, non eravamo in grado di litigare». Parlarono di fuga: «Scappi in Inghilterr­a puoi avere anche i documenti facilmente».

Le avances Ad aprile 2018 fanno apprezzame­nti a una ragazzina e pestano il fratello che si arrabbia

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Una foto di Facebook con alcuni degli indagati con asce in mostra: Taigar Grup in India richiama ambienti criminali
Armati Una foto di Facebook con alcuni degli indagati con asce in mostra: Taigar Grup in India richiama ambienti criminali

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