Statue, disegni, dipinti La Pinacoteca «nascosta»
Tra le 80 statue, un cavallo cinese donato da Manzù e una stele funeraria trovata nell’orto dal custode
Sono 1.300 i dipinti «nascosti», quelli, cioè, che non sono esposti all’Accademia Carrara ( foto). I quadri si trovano all’interno di tre depositi, due alla Gamec e uno nei caveau di Ubi. Tra le altre opere non esposte, anche statue, come un cavallo cinese donato dal Manzù e una stele trovata nell’orto della Pinacoteca dal custode.
Il mondo, il pubblico conosce la «Carrara Uno», quella sotto gli occhi di tutti, fatta dei 550 capolavori che riempiono le sue sale. Ma esiste una «Carrara Due» più nascosta. La compongono i 1300 dipinti che non trovando spazio — fisico — per essere esposti, sono conservati nei tre depositi dell’Accademia (due in Gamec) e un altro nel caveau di Ubi, oltre a un’infinità di opere di vario genere. Un tesoro rinvenuto grazie ai lavori di ristrutturazione, avviati nel giugno del 2008, con i quali la Pinacoteca cittadina è stata svuotata in tutti i suoi anfratti. Si sono liberate stanze, aperti armadi, scatoloni e, non senza sorpresa, si è venuti a conoscenza di opere e reperti dimenticati o che addirittura non si sapeva nemmeno esistessero. Dipinti visti solo in fotografie e neanche a colori.
Un «fuori tutto» eccezionale. In gergo tecnico si chiama «Riscontro inventariale» e si è reso necessario proprio per il tecnicismo del passaggio della gestione del patrimonio dal Comune di Bergamo alla Fondazione. Ne è uscito un elenco di opere che testimonia un immenso capitale artistico e storico pressoché sconosciuto. Già, perché la Carrara è tantissimi quadri ma non solo. Oltre i dipinti, ci sono un’infinità di altre opere, considerate «d’arte minore», ma non per questo di minore importanza: disegni, stampe, porcellane, bronzetti, medaglie, peltri, libri antichi e calchi di gemme il cui ritrovamento è stato spesso «emozionale». Ad esempio, quando Giovanni Valagussa, conservatore dell’Accademia Carrara, li ha rinvenuti in un grande armadio, erano conservati alla rinfusa in piccole scatole di cartone che, con tutta probabilità, erano servite per custodire delle pellicole fotografiche. Non è dato sapere da quanto tempo giacessero al buio, ma ora 1.632 «solfi», ossia calchi o impronte di gemme, sono ritornati alla luce e, dopo un’attenta riclassificazione, hanno trovato sistemazione su una quindicina di vassoi. Ancora nel patrimonio artistico, tra le 80 statue conservate, figurano due inediti; la statua cinese di un cavallo regalata da Manzù all’Accademia di cui nessuno aveva mai parlato e una piccola stele funeraria del 1200 ritrovata sepolta nell’orto della Carrara e rinvenuta dal custode, Cesare Marchetti. Era incastonata in uno dei muretti perimetrali che delimitano le varie zone del giardino retrostante la pinacoteca cittadina, cioè nel giardinetto della sua casa di custode (dove per decenni prima di lui, aveva vissuto suo suocero). Era lì da anni, forse da secoli ma nessuno se ne era mai accorto, mentre una ricercatrice di Cambridge ha focalizzato le sue ricerche su un reperto, in apparenza insignificante: «Giacomino», il manichino realizzato per gli studenti della Accademia di Belle Arti, probabilmente tra fine Settecento e inizio Ottocento, un bellissimo pezzo di stile neoclassico, con la testa ispirata al celebre Auriga di Delfi.
I numeri dei pezzi «ritrovati» sono pazzeschi, opere e oggetti rari e inediti che possono
Conservazione Due magazzini sono nella Galleria d’arte moderna, un terzo nel caveau di Ubi Banca
ora soddisfare gli interessi storico-artistici del pubblico (specialisti, visitatori abituali e occasionali, scuole di vario ordine e grado…), oltre a valorizzare e a comunicare un aspetto dell’identità culturale del territorio.