Sokolov, l’originalità di un solista
Il pianista russo in Conservatorio: «Per me il concerto è un rito sacro»
Quasi non importa il programma che presenta (questa volta tre Sonate di Haydn e i quattro Improvvisi op. 142 di Schubert), i tanti appassionati che lo idolatrano vanno ad ascoltarlo per ascoltarne lo stile. Perché Grigory Sokolov è uno dei pianisti più geniali e originali degli ultimi decenni: o lo si reputa un genio assoluto o si può anche rimanere freddi ascoltandone le scelte interpretative. Comunque gli ammiratori sono infinitamente di più che i detrattori e ogni suo recital viene atteso e vissuto come un evento: «D’altronde per me il concerto è un momento sacro: non incido mai in studio ma sempre dal vivo perché l’atmosfera che si crea in sala è unica, magica e sempre diversa, il pubblico non è mai lo stesso anche se suono due sere di fila nella stessa città», spiega il virtuoso russo, 68 anni, che stasera torna in Conservatorio ospite dalla Società dei Concerti: il fondatore della Società, Antonio Mormone, era un suo grande amico, e Sokolov era stato varie volte ospite a casa sua; poi farà tappa al Fesagio»;
stival Pianistico Internazionale, esibendosi il 29 al teatro Donizetti di Bergamo e il 31 al Grande di Brescia.
«Il concerto è una dimensione essenziale della mia vita; soprattutto qualche anno fa se non ne avevo almeno uno ogni cinque giorni mi sentivo molto strano e provavo una sensazione quasi di di-
parla di vita tout court e non di vita artistica perché «la dedizione alla musica non si limita alle ore in cui siedo davanti a un pianoforte, ma investe tutta la mia giornata: l’interpretazione matura e si concretizza nell’esecuzione con lo studio, ma l’ispirazione e l’intuizione possono venire in qualunque momento ed essere accese da qualunque fatto mi accada intorno». Anche dai dialoghi con i grandi pianisti del passato: «Rubinstein, Giles, Gould, Richter: per me non sono morti, sono una fonte di ispirazione viva e quindi quando parlo di loro uso sempre il presente, anzi, preferisco usare l’espressione “parlo con loro”».
Da sempre a Milano, Sokolov si presenta con recital, ogni tanto come solista con grandi orchestre; mai nella sua carriera si è cimentato nel repertorio cameristico: «Sono talmente tante le opere scritte per piano solo che non basterebbe una vita intera per studiarle tutte; e poi è difficilissimo stabilire un’intesa totale con un altro musicista, al massimo si possono concordare compromessi, ma è sempre qualcosa che sfiora o rimane addirittura un po’ lontano dalla vera visione che ognuno ha dei brani; per questo preferisco evitare. Con l’orchestra è più semplice: il pianista comanda e gli altri seguono».