Tra i fedeli con cappellini e smartphone
Anziani in bici, fedeli armati di smartphone. Cinque malori
Asporgersi dalle transenne di piazza Vittorio Veneto sono già almeno un migliaio intorno alle 14. Attendono sotto il sole la teca di papa Giovanni XXIII con cellulari e macchine fotografiche. Qualcuno, per il caldo, ha un ombrello per ripararsi, altri usano carte di giornali come cappellini artigianali. «Sono stato cresimato da lui nel 1954 a Urgnano — spiega Gianfranco Passera, 69 anni, cavaliere del ducato di piazza Pontida —. Vidi l’urna già nel 2000, a Roma, per il giubileo dei militari».
In attesa anche padre Andrea Maria, 60 anni, dell’ordine dei domenicani, ospite al convento di San Bartolomeo: «Mi ricorda quand’ero piccolo». Da Osio, in bicicletta, è arrivato Fabrizio Bologna, 60 anni: «Sono venuto a vedere il Papa “buono”». Ad attendere l’urna anche i fratelli Fidanza, Roberto e Ivano, 54 e 55 anni, di Bergamo: «Con i nostri genitori andavamo a Sotto il Monte anche tre volte l’anno».
C’è anche chi, come Lorenzo, studente di 17 anni all’Istituto Mamoli, è capitato in piazza e ha saputo dell’arrivo dell’urna.
Alle 15.10 un’ambulanza arriva a sirene spiegate, l’agitazione cresce e le persone, intanto sempre più numerose, si avvicinano alle transenne e iniziano a filmare: «Sta arrivando» e ancora «senti le sirene, è lui!», «Ma è già qui?». Falso allarme. Una signora di 75 anni ha avuto un calo di pressione e le sirene erano per lei. Come lei, altre quattro persone hanno avuto un malore.
Le spoglie arrivano scortate alle 15.42 e vengono accolte con un trionfo di applausi: «Eccolo!». Appena il vescovo Francesco Beschi scende dal pick-up che trasporta la teca, cala il silenzio. L’unico rumore è il perenne scatto delle fotocamere.
Gli interventi delle autorità, civili e religiose, si concludono alle 15.58, quando l’urna riparte, prima destinazione carcere, poi cattedrale.
La ressa alle transenne scompare in pochi minuti e bambini, adulti e anziani si dirigono verso via Verdi per seguire il percorso delle spoglie. Mariangela, 70 anni, di Bergamo, porta nel passeggino il nipotino di pochi mesi e cerca di raggiungere la papamobile. Gli automobilisti accostano e scendono, un ragazzo si ferma al semaforo e si sporge dal tettuccio cabrio della Fiat Abarth per scattare foto, con i clacson che suonano all’impazzata.
Il viaggio è appena iniziato e procede per via San Giovanni, via Cesare Battisti, piazzale Oberdan, fino in piazza Sant’Anna.In via Borgo Palazzo c’è Mina Locatelli, 74 anni, che assicura «ho conosciuto anche i suoi fratelli».
Mario Coppola, 72 anni, da una vita a Bergamo ma originario del Molise, cammina a passo svelto per inseguire la teca e ricorda papa Roncalli come «un uomo che faceva piangere perché era umano». L’arrivo in via Gleno verso le 17, per l’appuntamento coi detenuti, è accolto da centinaia di persone che sperano di vedere l’urna alla fine dell’incontro.
«Sta arrivando mia nipote Laura di 8 anni che va a scuola dalle Orsoline a Gorle — racconta nonna Nicoletta, 73 anni — così diciamo la preghiera per la scuola».
Rimasto fuori, quando invece sperava di poter entrare, è Umberto Lepore, 59 anni, con la figlia disabile Valentina, di 31 in carrozzina: «Non voglio fare polemica però per lei sarebbe stata una cosa bella, ma oggi non è stato possibile».
Di sicuro il Papa “buono” si sarebbe dispiaciuto.
❞ Angelo Roncalli era un Papa che emozionava e ci faceva commuovere perché era umano Mario Coppola
❞ Sono stato cresimato da lui nel 1954 a Urgnano. Vidi l’urna già nel 2000 a Roma per il giubileo dei militari Gianfranco Passera