Alberi del Santuario, flebo antiparassiti
Caravaggio, salvati gli ippocastani del viale: il medicinale iniettato nei tronchi
ACaravaggio si erano quasi rassegnati. Con la bella stagione, le foglie degli ippocastani del viale del Santuario diventavano marroni. E gli alberi si indebolivano. Tutta colpa di un parassita. Ma lo scorso anno con delle «flebo» ne sono stati salvati 200. Quest’anno, il trattamento prosegue su altri 325 ippocastani. Attraverso un foro nel tronco, con un lungo ago viene iniettato un veleno che uccide le larve.
Endovenose per curare gli ippocastani del viale del Santuario di Caravaggio dal parassita che da anni li ha presi di mira. In città ormai ci si era rassegnati al fatto che le foglie del viale «arrugginivano»: quando la bella stagione entrava nel vivo, infatti, il viale che è l’orgoglio cittadino, sembrava già in autunno con le grandi chiome degli ippocastani che sfumavano nelle tonalità del marrone e le foglie cadevano. «A provocare questo effetto è un lepidottero — spiega l’assessore ai Lavori pubblici Federica Banfi — si tratta della Cameraria ohridella nella fase larvale, quando le uova si schiudono per diventare bruchi, si nutre della linfa delle foglie provocandone l’essiccazione e il distacco». Un parassita scoperto per la prima volta in Macedonia nel 1985 che poi si è diffuso in tutta Europa e colpisce principalmente gli ippocastani dai fiori bianchi, proprio la varietà piantumata nel viale di Caravaggio.
«Siamo intervenuti — chiarisce l’assessore — e non solo per motivi estetici ma anche perché la pianta affetta da questo parassita si indebolisce». Il pericolo rappresentato dalle piante malate Caravaggio lo ha toccato con mano l’ultima volta cinque anni fa, in quel caso la causa era un fungo che svuota il tronco, quando un ippocastano di 12 metri si schiantò improvvisamente al suolo schiacciando un’auto in transito. La ragazza
al volante rischiò la vita. Da allora gli alberi vengono controllati periodicamente. «Il viale — chiarisce l’agronomo Alessandro Cattaneo — è stato messo in sicurezza e le piante non più stabili sono state abbattute. A preoccupare adesso era una brutta infestazione di Cameraria, che facendo cadere le foglie anticipatamente priva poi la pianta di nutrimento. Per intervenire su ippocastani che hanno una
grande chioma non si può spruzzare un insetticida perché finirebbe disperso nell’aria. Invece con la tecnica endoterapica viene iniettiamo direttamente nei vasi linfari il prodotto fitoterapico dando protezione per un anno all’albero».
In pratica viene praticato un forellino sul tronco dove poi si infila un lungo ago collegato a un recipiente con compressore che inietta l’insetticida rendendo la linfa velenosa per i bruchi. Nel 2017 la tecnica è stata sperimentata su 200 ippocastani che compongono la prima parte del viale (dall’arco di Porta nuova fino al passaggio a livello) e verificata la sua efficacia quest’anno sono stati trattati i rimanenti
325 (dal passaggio a livello fino al Santuario).
L’attenzione del Comune al viale però non si ferma qui e l’obiettivo è riportarlo al suo splendore anche se i tempi non saranno brevi: «Il prossimo passo sarà il reintegro degli alberi mancanti nei filari — precisa la Banfi —, ad oggi sono molti gli ippocastani in meno. Abbiamo già fatto fare un progetto di massima prevedendo la messa a dimora di alberi già di una certa dimensione. Il preventivo si aggira sui 30 mila euro, un impegno economico non trascurabile. Anche per questo la previsione è di passare alla fase operativa nell’autunno del 2019».
Il rimedio Il medicinale velenoso per le larve viene iniettato nei tronchi e scorre con la linfa