Corriere della Sera (Bergamo)

Pestaggio Balestra Altri 8 anni di cella al quarto rumeno

Il figlio della vittima: «La vera pena la sconta mio padre»

- Giuliana Ubbiali gubbiali@corriere.it

Giovanni Balestra, 75 anni, fu preso a sprangate, nella sua azienda di Cividate. Ora è sulla sedia a rotelle. Era il 2014. Ieri la condanna a 8 anni e 8 mesi del quarto rumeno. Il figlio Adriano Balestra: «Mio padre dice che è lui il condannato».

La paura è passata per forza, perché a Cividate al Piano bisogna mandare avanti la Bm costruzion­i meccaniche. Ma il ricordo non è passato, quello no. Ad Adriano Balestra, 48 anni, basta guardare il papà Giovanni «Nello» per non dimenticar­e il 9 dicembre 2014. Il padre, di 75 anni, è sulla sedia a rotelle.

Non riesce più a muovere la parte sinistra del corpo, tutta. Colpa delle botte e delle sprangate ricevute la sera di quasi quattro anni fa in azienda, quando una banda di tre rumeni, una volta scoperta, trasformò un furto di rame in violenza. Tentato omicidio, tentata rapina, lesioni. Quello che non si è chiarito di questa vicenda è chi materialme­nte abbia ridotto Giovanni Balestra così. Ciascuno degli imputati ha ridimensio­nato la propria partecipaz­ione, riversando la responsabi­lità sugli altri.

Anche l’ultimo, Costel Bucurastea­nu, 23 anni, condannato ieri dal giudice dell’udienza preliminar­e Federica Gaudino a otto anni e otto mesi di carcere. Il pm Carmen Santoro ne aveva chiesti dieci. Come, il 15 maggio dello scorso anno confermati in appel-

lo, per Alin Jan Burujana, 31 anni, e Marinel Oprea, di 27. Marian Marin, 55 anni, venne invece condannato a quattro anni e otto mesi, perché per lui cadde l’accusa di tentato omicidio. Si difese dicendo di aver accompagna­to i connaziona­li a Cividate e di essere tornato a riprenderl­i. Le celle telefonich­e confermaro­no, collocando­lo altrove per una fascia di tempo. Le celle collocaron­o lì gli altri. I carabinier­i vagliarono 50.000 utenze che le agganciaro­no. Una donna fu d’aiuto: i primi due rumeni

condannati le parlarono del pestaggio. Burujana chiese scusa, ammise di aver picchiato Adriano ma non il padre. Lo stesso fece Oprea. Allora chi lo fece? Bucurastea­nu (nell’interrogat­orio di garanzia, ieri non ha parlato) ammise

I rumeni a processo I connaziona­li scaricaron­o la colpa sull’ultimo, che nega la violenza più cruenta

la partecipaz­ione ma non le sprangate. Il suo avvocato Alessandro Zonca ieri ha chiesto il riconoscim­ento delle attenuanti generiche per le ammissioni. Bucurastea­nu non venne giudicato insieme agli altri tre perché si trovava in Patria. I connaziona­li, liberi, vennero estradati. La Romania volle che lui, prima che in Italia, chiudesse i conti «in casa» per dei furti. Fatto. Da dicembre dello scorso anno è in via Gleno.

A Giovanni Balestra sulla carta deve 100.000 euro, più 10.000 al figlio. Gli altri condannati ne devono 150.000 e 20.000. «Io non ho visto un euro». Adriano Balestra ha la voce di chi è rassegnato, ma il denaro è l’ultimo dei problemi: «Guardo il bicchiere mezzo pieno, almeno papà è qui. Basta vederlo per non dimenticar­si quella sera. Mi dice “io sono condannato a stare così”». Almeno l’azienda fondata dal padre nel 1968 «va bene, quella sì». Parlategli di strumenti meccanici, ma non di codice penale. Quello gliel’ha già spiegato in occasione delle precedenti condanne il difensore di parte civile Bruna Civardi, in aula il collega Fabio Marongiu. I Balestra non erano presenti. «Si sapeva che anche l’ultimo sarebbe stato condannato alla stessa pena — commenta l’udienza Balestra —. Sono sempre pochi ma mi hanno spiegato che in Italia il massimo è quello, con i riti vari. Sui risarcimen­ti avevo già messo una pietra sopra, ci tocca andare avanti e arrangiarc­i. Su quello siamo soli».

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Parte civile Giovanni Balestra, 75 anni, picchiato in ditta, è sulla sedia a rotelle

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