Corriere della Sera (Bergamo)

«Papa Giovanni, un esempio di vocazione»

- Laterza e Tiraboschi

«Con il suo esempio aveva dato slancio alle ordinazion­i in terra bergamasca»: tre giovani sono diventati preti, ieri, in un’occasione speciale, ricevendo l’ordinazion­e di fronte all’urna del santo Giovanni XXIII (ora protetta con una pellicola anti-calore). I richiami all’esempio di papa Giovanni, da parte del vescovo Beschi e del rettore del seminario don Gustavo Bergamelli, sono stati continui.

Tre figure bianche, distese con la fronte a terra, in preghiera davanti all’altare e davanti all’urna del santo Giovanni XXIII. Sono i tre giovani pronti a ricevere in Duomo l’ordinazion­e sacerdotal­e. Nel secondo anniversar­io, è la coincidenz­a, della scomparsa del cardinale Loris Capovilla, segretario personale del «papa buono».

Alle 5 del pomeriggio il Duomo è pieno. C’è gente dalle 3, per incontrare Don Luca Conti, della parrocchia di Gazzaniga, don Gabriele Mazzoleni, di Cisano Bergamasco, e don Manuel Valentini, di Nembro. Hanno tutti tra i 25 e i 30 anni. All’inizio sono in piedi. Mani giunte, viso serio, occhi che brillano dietro le lenti degli occhiali. Solo dopo l’omelia del vescovo Francesco Beschi si scambiano un sorriso tra l’incredulo e lo scherzoso. Il vescovo sottolinea la necessità di «essere preti insieme, per il bene della comunità e non per allontanar­si da essa». Per tutta la durata della messa, fa riferiment­o al pontificat­o di papa Giovanni. Parla sussurrand­o, quasi che il discorso sia tra intimi, un dialogo personale oltre che pronunciat­o di fronte a centinaia di persone.

Procede con le domande di rito, per verificare che la vocazione sia una libera scelta. La risposta è pronunciat­a con voce flebile, che fa trasparire l’emozione. «Sì, lo voglio». Durante l’invocazion­e dei santi, i tre futuri parroci si sdraiano a terra, rivolti all’altare. Si alzano, e uno di loro si asciuga gli occhi con un fazzoletto che scompare nella manica della veste. Il rituale continua con l’imposizion­e delle mani da parte dei concelebra­nti, la preghiera d’ordinazion­e, la vestizione degli abiti sacerdotal­i, l’unzione con l’olio. E infine l’abbraccio del vescovo, salutato dall’applauso del pubblico. La messa si conclude con un’invocazion­e a papa Giovanni. Poi tutti in via Arena.

«Papa Giovanni era molto legato al seminario — dice il retzione». tore, don Gustavo Bergamelli —. Qui si è svolta la sua formazione, dagli 11 ai 22 anni. Inoltre, prima e durante il pontificat­o si è fatto promotore della ricostruzi­one di questo luogo, ma purtroppo è scomparso prima di vederlo finito. Però il suo esem- pio ha dato slancio alle ordinazion­i in terra bergamasca». Continua dicendo che, dopo la crisi degli anni ’70, «c’è stata una ripresa enorme negli anni ’80». A Bergamo venivano ordinati in media 20 preti ogni anno. Poi, «una costante diminu- Fino all’ultimo periodo, in cui la media è sotto la decina. Sette nel 2017, nessuno nel 2016. «La formazione dura più a lungo — spiega don Bergamelli —. Ci siamo accorti che è meglio fare più dei 6 anni canonici di teologia. Inoltre i giovani preferisco­no prendere più tempo per riflettere bene sulla scelta e compierla con serietà». Immagina che in futuro «non ci saranno più di 4 o 5 ordinazion­i all’anno e ognuno sarà responsabi­le di più di una parrocchia».

Mentre il rettore del seminario finisce di parlare, i nuovi sacerdoti sono già partiti per il giro delle parrocchie. Don Manuel resta ancora un po’ a fare le foto con i parenti e gli amici e intanto racconta come è iniziata la sua vocazione. «È stato seguendo l’esempio dei preti del mio paese — dice —. Sono entrato in seminario a 11 anni. So che è una strada che viene intrapresa sempre meno, al giorno d’oggi, ma credo che sia una possibilit­à come un’altra. Anche sposarsi è una scelta che richiede lo stesso impegno. No?».

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