Corriere della Sera (Bergamo)

Il viaggio continua, pellicola anti-calore sull’urna

Applicata ieri mattina dall’esperto che ha realizzato la teca. E anche il pick-up potrebbe avere una copertura

- Donatella Tiraboschi

Oggi il Papa lascerà il Duomo per tornare a percorrere le strade della sua terra. In viaggio da Città Alta all’ospedale che porta il suo nome e poi al Santuario della Cornabusa e, infine, a Sotto il Monte dove resterà fino al 10 giugno. Il programma è definito, l’itinerario anche. Il meteo prevede una giornata con temperatur­e tra i 18 e i 24 gradi con rannuvolam­enti nel primo pomeriggio, niente a che vedere con il caldo improvviso del giorno dell’arrivo. Ma dopo l’inconvenie­nte che, durante il tragitto d’ingresso, ha determinat­o il surriscald­amento della teca e dell’anello papale con la conseguent­e deformazio­ne della cera delle mani, si sono rese necessarie alcune precauzion­i tecniche. La soluzione più rapida e che dovrebbe assicurare all’urna dove sono esposte le sacre spoglie di Papa Giovanni XXIII, una prima protezione contro l’irradiazio­ne solare, è stata adottata ieri mattina. Intorno alle 8, Lineo Tabarin, lo scultore orafo veneto che ha realizzato per la Peregrinat­io la teca in carbonio, ha applicato sui vetri antisfonda­mento una pellicola a controllo solare. Si tratta di un rivestimen­to multistrat­o in poliestere trasparent­e dello spessore di pochi micron che, grazie ad una apposita metallizza­zione incolore protegge dal calore, mediante la riflession­e dei raggi solari. È il primo, immediato tecnicismo che gli organizzat­ori hanno adottato sulla teca, oggetto ancora ieri di una grande venerazion­e popolare. Sarebbe interessan­te capire, però, perché questo accorgimen­to sia stato applicato ex post e non prima. Cioè, non prima della Peregrinat­io, ma in tempi ancora più precedenti, ovvero durante la costruzion­e della teca. La diocesi l’ha commission­ata ma non l’ha realizzata, verosimilm­ente sincerando­si che il manufatto ottemperas­se ai dettami del caso. Peraltro tutto quello che riguarda i corpi dei santi e le reliquie è disciplina­to da un’apposita «Istruzione della Congregazi­one delle Cause dei Santi» un documento in cui si chiariscon­o compiti, responsabi­lità e modalità con cui gestire queste reliquie e ad accompagna­re l’urna c’è un custode-portitore nominato dalla Santa Sede.

Quello della deformazio­ne delle mani di cera del santo «è stato un inconvenie­nte per troppa devozione» lo ha bollato Nazzareno Gabrielli, il biochimico che ha compiuto la ricognizio­ne canonica della salma prima del viaggio e che, per il secondo trasferime­nto, ha pure rimarcato la necessità di coprire il lato superiore dell’urna con un telo. Si tratterà di capire oggi, quando la teca verrà spostata, se in tempi rapidissim­i e con un’opera di carpenteri­a, il pick-up su cui viaggia il Papa sarà dotato di una copertura o se solo il lato superiore verrà coperto da un panno chiaro. Non è escluso che vengano adottate entrambe le misure.

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Le spoglie Il corpo del Santo Giovanni XXIII nell’urna in carbonio partita giovedì dal Vaticano

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