Il Donizetti torna alle origini E riapre nel 2019
Viaggio dentro il cantiere del teatro lirico
La prima fase dei lavori, quella dello sbancamento («strip out» in termini tecnici) è stata superata con poche sorprese e imprevisti gestibili. La scena che si presenta durante la visita guidata dentro il teatro in fase di restauro è quella di uno scheletro di un edificio da ricostruire. Ora il cantiere del Donizetti entra nel vivo, con le demolizioni più rilevanti, la realizzazione dei nuovi impianti e la prossima costruzione dei nuovi fabbricati affacciati sui giardini di piazza Cavour. Operazioni che occuperanno il prossimo anno abbondante: «Stiamo rispettando i tempi previsti», dice il presidente della Fondazione Donizetti, Giorgio Berta. Significa che i lavori potranno essere completati entro l’estate del 2019 e, di conseguenza, la riapertura per la successione stagione lirica è confermata. Con un ritorno alle origini e la riscoperta di strutture e decorazioni originali.
È la stagione della ruspa, per il Teatro Donizetti. Gli escavatori si aggirano tra le macerie di quella che fu la platea e l’area di cantiere esterna. Le demolizioni sono nella fase finale, a breve toccherà all’ala più recente, quella dei camerini e del ridotto. Nel frattempo sono già state fatte opere di rinforzo ai solai delle gallerie e si stanno predisponendo le canalizzazioni per gli impianti. Nei primi mesi dei lavori il Donizetti ha svelato i suoi segreti: la muratura originaria di due secoli fa e qualche pecca recente, come la cisterna ritrovata sotto l’ingresso laterale. Quello che si percepisce, salendo al terzo ordine di palchi e lanciando lo sguardo in basso, è una via di mezzo tra un piccolo Colosseo indoor e il risultato di un bombardamento.
«È un cantiere complesso, lo sapevamo», dice Giovanni Mantovani, responsabile di cantiere per la Fantino, azienda piemontese che si è aggiudicata l’appalto insieme alla Notari. L’ingegnere, con il responsabile del procedimento, l’architetto Massimo Locatelli, guida la stampa in tour voluto dal Comune e dalla Fondazione Donizetti. «Volevamo mostrare che i lavori procedono bene, anche se dall’esterno si potrebbe non avere questa impressione», dice il presidente della Fondazione, Giorgio Berta. Al momento sono al lavoro mediamente una quarantina di persone al giorno sul cantiere (di cui solo due o tre in subappalto). La prima fase del cantiere, che si dovrebbe chiudere salvo imprevisti entro l’estate 2019, si è in effetti concentrata sugli interni. Poi toccherà alla costruzione di nuovi volumi affacciati su piazza Cavour e al restauro delle facciate esistenti. Totale: 11,1 milioni di euro (più Iva) cui vanno aggiunti i 500 mila euro per le opere impreviste. «Problemi che si sarebbero potuti scoprire solo una volta aperto il cantiere, non era possibile prevederli. Le sorprese però dovrebbero essere finite, più si procede e meno sono probabili», si augura l’assessore ai Lavori pubblici Marco Brembilla.
Il cosiddetto «strip out», ossia lo sbancamento di tutto ciò che sta sopra all’ossatura del teatro e alle parti originali, ha rivelato alcune prevedibili debolezze. «La storia del Donizetti è una storia di stratificazioni», spiega Locatelli. Costruito una prima volta a fine ‘700, ricostruito interamente in muratura pochi anni dopo in seguito a un incendio, modificato nel corso dell’800 e ampliato nell’ultimo secolo, la sfida ora è restituire il teatro alle sue origini garantendo livelli di efficienza e sicurezza compatibili con il terzo millennio. Traduzione. Si lavora nel foyer per scoprire i colori originali delle pareti, attualmente rosa e grigie. «Dai campionamenti effettuati, riteniamo che fosse un colore caldo, beige, avorio. Stiamo valutando con la Soprintendenza se riportare le pareti a quei toni», spiega Elisa Pedretti, che guida la squadra delle restauratrici. Dall’altra parte, uno degli obiettivi centrali del restyling è rendere il Donizetti utilizzabile tutto l’anno, estate compresa. «Questo si otterrà con la cliuno matizzazione, che prima non esisteva», dice Brembilla.
L’intervento è delicato perché si mette mano su una struttura antica, ma anche perché alla fine il teatro dovrà funzionare al meglio. Anche negli aspetti acustici, affidati alla consulenza della MüllerBBM di Monaco di Baviera, studio che ha già lavorato su teatri importanti come La Fenice di Venezia, il San Carlo di Napoli, il Bolshoi di Mosca e l’Opera House di Sidney. Proprio oggi un tecnico tedesco visiterà il cantiere. «L’obiettivo è avere un’acustica ancora migliore», spiega Berta.
L’acustica Lo studio Müller-BBM, tra i migliori al mondo, di Monaco si occuperà della resa del suono