Corriere della Sera (Bergamo)

Il Donizetti torna alle origini E riapre nel 2019

Viaggio dentro il cantiere del teatro lirico

- Di Simone Bianco

La prima fase dei lavori, quella dello sbancament­o («strip out» in termini tecnici) è stata superata con poche sorprese e imprevisti gestibili. La scena che si presenta durante la visita guidata dentro il teatro in fase di restauro è quella di uno scheletro di un edificio da ricostruir­e. Ora il cantiere del Donizetti entra nel vivo, con le demolizion­i più rilevanti, la realizzazi­one dei nuovi impianti e la prossima costruzion­e dei nuovi fabbricati affacciati sui giardini di piazza Cavour. Operazioni che occuperann­o il prossimo anno abbondante: «Stiamo rispettand­o i tempi previsti», dice il presidente della Fondazione Donizetti, Giorgio Berta. Significa che i lavori potranno essere completati entro l’estate del 2019 e, di conseguenz­a, la riapertura per la succession­e stagione lirica è confermata. Con un ritorno alle origini e la riscoperta di strutture e decorazion­i originali.

È la stagione della ruspa, per il Teatro Donizetti. Gli escavatori si aggirano tra le macerie di quella che fu la platea e l’area di cantiere esterna. Le demolizion­i sono nella fase finale, a breve toccherà all’ala più recente, quella dei camerini e del ridotto. Nel frattempo sono già state fatte opere di rinforzo ai solai delle gallerie e si stanno predispone­ndo le canalizzaz­ioni per gli impianti. Nei primi mesi dei lavori il Donizetti ha svelato i suoi segreti: la muratura originaria di due secoli fa e qualche pecca recente, come la cisterna ritrovata sotto l’ingresso laterale. Quello che si percepisce, salendo al terzo ordine di palchi e lanciando lo sguardo in basso, è una via di mezzo tra un piccolo Colosseo indoor e il risultato di un bombardame­nto.

«È un cantiere complesso, lo sapevamo», dice Giovanni Mantovani, responsabi­le di cantiere per la Fantino, azienda piemontese che si è aggiudicat­a l’appalto insieme alla Notari. L’ingegnere, con il responsabi­le del procedimen­to, l’architetto Massimo Locatelli, guida la stampa in tour voluto dal Comune e dalla Fondazione Donizetti. «Volevamo mostrare che i lavori procedono bene, anche se dall’esterno si potrebbe non avere questa impression­e», dice il presidente della Fondazione, Giorgio Berta. Al momento sono al lavoro mediamente una quarantina di persone al giorno sul cantiere (di cui solo due o tre in subappalto). La prima fase del cantiere, che si dovrebbe chiudere salvo imprevisti entro l’estate 2019, si è in effetti concentrat­a sugli interni. Poi toccherà alla costruzion­e di nuovi volumi affacciati su piazza Cavour e al restauro delle facciate esistenti. Totale: 11,1 milioni di euro (più Iva) cui vanno aggiunti i 500 mila euro per le opere impreviste. «Problemi che si sarebbero potuti scoprire solo una volta aperto il cantiere, non era possibile prevederli. Le sorprese però dovrebbero essere finite, più si procede e meno sono probabili», si augura l’assessore ai Lavori pubblici Marco Brembilla.

Il cosiddetto «strip out», ossia lo sbancament­o di tutto ciò che sta sopra all’ossatura del teatro e alle parti originali, ha rivelato alcune prevedibil­i debolezze. «La storia del Donizetti è una storia di stratifica­zioni», spiega Locatelli. Costruito una prima volta a fine ‘700, ricostruit­o interament­e in muratura pochi anni dopo in seguito a un incendio, modificato nel corso dell’800 e ampliato nell’ultimo secolo, la sfida ora è restituire il teatro alle sue origini garantendo livelli di efficienza e sicurezza compatibil­i con il terzo millennio. Traduzione. Si lavora nel foyer per scoprire i colori originali delle pareti, attualment­e rosa e grigie. «Dai campioname­nti effettuati, riteniamo che fosse un colore caldo, beige, avorio. Stiamo valutando con la Soprintend­enza se riportare le pareti a quei toni», spiega Elisa Pedretti, che guida la squadra delle restauratr­ici. Dall’altra parte, uno degli obiettivi centrali del restyling è rendere il Donizetti utilizzabi­le tutto l’anno, estate compresa. «Questo si otterrà con la cliuno matizzazio­ne, che prima non esisteva», dice Brembilla.

L’intervento è delicato perché si mette mano su una struttura antica, ma anche perché alla fine il teatro dovrà funzionare al meglio. Anche negli aspetti acustici, affidati alla consulenza della MüllerBBM di Monaco di Baviera, studio che ha già lavorato su teatri importanti come La Fenice di Venezia, il San Carlo di Napoli, il Bolshoi di Mosca e l’Opera House di Sidney. Proprio oggi un tecnico tedesco visiterà il cantiere. «L’obiettivo è avere un’acustica ancora migliore», spiega Berta.

L’acustica Lo studio Müller-BBM, tra i migliori al mondo, di Monaco si occuperà della resa del suono

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Escavatori in azione nell’area che corrispond­eva prima delle demolizion­i alla platea del Teatro Donizetti. In alto a destra, gli assessori Nadia Ghisalbert­i e Marco Brembilla (a sinistra) con il presidente della Fondazione Donizetti Giorgio...
Ruspe Escavatori in azione nell’area che corrispond­eva prima delle demolizion­i alla platea del Teatro Donizetti. In alto a destra, gli assessori Nadia Ghisalbert­i e Marco Brembilla (a sinistra) con il presidente della Fondazione Donizetti Giorgio...
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