«Nuovo governo: poca impresa e innovazione»
Scaglia (Confindustria): il lavoro va creato
Presidente Scaglia, cosa ha fatto in questi 12 mesi?
«Tante cose, in un tempo veloce, tra grandi novità. Nuovo presidente, nuovo direttore e nuova organizzazione. Ci siamo dedicati all’ascolto dei nostri associati e alla messa a terra di strumenti per accrescere la partecipazione associativa».
Ma di bello cosa ha fatto?
«Queste sono tutte cose belle e importanti. Penso alla squadra che si è formata, all’aver iniziato a lavorare su una mentalità che non deve essere più di servizio, ma proattiva, dinamica e aperta. È uno sforzo importante».
Non è che siete concentrati troppo sulla nuova sede?
«È una cosa che ci preoccupa poco. Siamo catalizzati su una decina di progetti con risorse per 1,2 milioni di euro. Ne elenco velocemente alcuni: l’Accademia al Km Rosso con Man Power, il Digital Innovation Hub che sta lavorando.
A proposito di nuovo. Le piace il nuovo governo?
«Giudico quello che è stato scritto nel programma. Senza alcuna preclusione, s’intende, ma mi pare che si parli molto poco di impresa e di innovazione, di ricerca ed internazionalizzazione». Preoccupato?
«No, ma prendo atto che sul tema delle infrastrutture, il neo ministro ha mostrato aperture nel valutare ogni cosa a fondo. È già un passo in avanti». Il suo presidente, Boccia è contrario al reddito di cittadinanza. Lei?
«Bisogna capire esattamente di cosa si tratta. Siamo contrari a una politica assistenzialista, le persone vanno aiutate ma la chiave è il lavoro. Noi dobbiamo preoccuparci di crearlo, il lavoro». Come vede il governatore Fontana?
«Abbiamo avuto un confronto molto aperto su varie tematiche. Sono stati rinnovati alcuni intendimenti importanti; dall’innovazione ai cluster tecnologici alle infrastrutture, ma anche qui siamo alle fasi iniziali di un percorso, è presto per esprimersi». Marco Bellini, in un post su
Facebook si è dichiarato orgoglioso di essere tra i candidati al consiglio generale; ma lo spirito imprenditoriale delle giovani generazioni bergamasche non le pare in flessione?
«Premettendo che i numeri della produzione vanno molto bene, non ho elementi per poterlo dire. Bisognerebbe avere statistiche, che non ho, su cui ragionare. Quelle che ho, dicono abbiamo aziende di successo e che siamo la seconda provincia in Lombardia per pmi e startup innovative». Queste ultime fioriscono ma poi appassiscono abbastanza velocemente, mentre le grandi realtà cedono il passo. L’ultimo esempio è Bonaldi.
«Premesso che il motivo della vendita bisognerebbe chiederlo a Bonaldi, c’è un trend di consolidamento mondiale e di ricerca di dimensioni di economia di scala che è ineluttabile. Questo è il grande driver a cui anche Bergamo è chiamata. Ogni impresa è un caso a sé». Parliamo del caso Same, uscita dalla vostra associazione.
«Si è trattato di una situazione molto particolare a fronte di una serie di tematiche che abbiamo discusso congiuntamente. Anche da questo, si evince la necessità da parte del mondo associativo di dover intraprendere un cammino diverso. Dobbiamo pensare meno ai servizi e di più ai progetti e alle idee». «Il re è nudo, è inutile essere associati in Confindustria»: è stato scritto quando è uscita Luxottica.
«Io nell’associazione ci credo e credo che essere iscritti e soprattutto partecipare alla vita di Confindustria consenta di cogliere
una serie di opportunità». Confindustria Vicenza ha fatto un endorsement a Renzo Rosso che ha ritirato il Vicenza Calcio fallito. Che pensa di Percassi?
«Lo stadio è un asset funzionale alla sua attività, il calcio è una grande leva». Itema non è approdata in Borsa: c’è rimasto male?
«Anche in questo caso ogni azienda fa storia a sé. Si è creata una situazione generale dei mercati su cui si è innestata
quella peculiare, per la quale valgono le dichiarazioni rilasciate da Itema stessa». Non ha mai pensato alla Borsa per la sua azienda?
«La quotazione è nell’ottica di progetti importanti che devono essere finanziati. È un’ipotesi che non abbiamo in cantiere». A proposito di progetti; come va la delocalizzazione di una delle sue aziende a Petosino? «Sta procedendo con una inaspettata farraginosità buro-
cratica. Mi sarei aspettato una maggiore rapidità di procedimento, sono rimasto onestamente stupito dalla quantità di enti coinvolti in decisioni, tutto sommato semplici, anche se questo non è colpa di nessuno». Dalle sue aziende al Santuario della Cornabusa sono pochissimi km: è andato in pellegrinaggio dal Papa?
«No. Sono un cattolico praticante e credo che i simboli abbiano la loro importanza, anche se il contatto con il divino si può trovare in svariati modi». Nicoletta Braschi in una recente intervista sul Corriere ,a proposito di suo padre ha detto: «Non ho mai capito che mestiere facesse, era direttore di Confartigianato». Cosa vuol dire fare il presidente di Confindustria?
«È un servizio civile. Vuol dire portare avanti idee ed azioni di crescita per il territorio. In modo concreto. Non possiamo dire che certe cose non succedono se poi nessuno cerca di farle succedere». Dia un titolo a questa intervista.
«La mia Confindustria più attiva e più dinamica! E che cavoli!».
Su Itema Ogni azienda fa storia a sé. Una situazione peculiare si è innestata in un quadro generale
Fare il presidente di Confindustria per me è un servizio civile. Vuol dire portare avanti idee ed azioni di crescita per il territorio. In modo concreto. Non possiamo certo dire che certe cose non succedono se poi nessuno cerca di farle succedere