Corriere della Sera (Bergamo)

Treviglio, ciao Marino «Vado a casa, che magone»

- Michele Gazzetti

me farò a non vederlo più alla mia sinistra nello spogliatoi­o? Era una persona alla quale potevo sputare adosso tutti i miei problemi, dentro e fuori dal campo. E lui sempre lì ad ascoltarmi, ad aiutarmi, magari a fare anche da tramite con allenatore o società».

Le passeranno per la testa una marea di ricordi.

«Rossi-Marino, MarinoRoss­i: ormai era una cantilena. Ne abbiamo fatte di cose insieme. 5 milioni di pick’n’roll, 5 milioni di blocchi, 5 stagioni super-intense. Lo cercherò nello spogliatoi­o e non lo troverò... ho il magone».

L’altro faro è Vertemati.

«Abbiamo sempre avuto un rapporto vero, anche duro. Non sa dire bugie, come me. Ha saputo farmi sentire più forte di quello che ero, mi sono sempre sentito all’altezza. Mi ha dato il bastone, ma poi subito la carota: non finirò mai di ingraziarl­o».

Si ricorda una strigliata in particolar­e?

«Un giorno mi cacciò da un allenament­o e in quel momento pensai di andarmene. Ebbi uno scatto di nervosismo, lui mi riprese davanti a tutti guardandom­i negli occhi e mi mandò via. Con il senno di poi aveva ragione lui. Non potevo mettere in dubbio la sua autorità. Era venerdì, la domenica feci 30 punti. Credo che Adriano possa arrivare in Eurolega, è un fenomeno con un’etica del lavoro e una passione incredibil­i».

Il momento più brutto?

«Quest’anno dopo la sconfitta con la Virtus Roma ho pensato che avremmo rischiato di retroceder­e. Il più bello invece forse quando nei playoff del 2017 abbiamo vinto le 2 gare con Trieste, 50 volte più forte di noi».

Che rapporto ha avuto con i tifosi?

«La maggior parte mi ha voluto bene ma alcune persone mi hanno mancato di rispetto. Ho sentito troppe volte la frase: “Marino o si ama o si odia”. Potevano sempliceme­nte dire: “Mi fa schifo come gioca ma lo rispetto come persona”. L’odio non lo accetto, ho sempre dato l’anima».

Cos’ha di speciale Treviglio?

«C’è tutto per far star bene un giocatore. Potevo andar via prima, di guadagnare di più o giocare in squadre più blasonate. Ma non sono mai stato legato ai soldi, se non quando ne ho avuto davvero bisogno. Sono rimasto grazie a Lele e Adriano che mi hanno sempre motivato».

Che consiglio darebbe alla società?

«Devono tenere Rossi. In campo fa tantissimo ma è solo il 20% del suo contributo. Senza di lui in spogliatoi­o avremmo vinto la metà delle partite. Gestisce i giovani, i vecchi, tiene tutti buoni».

Chi sarà il nuovo Marino?

«Spero che rimanga Palumbo che è forte e giovane: per lui l’unico limite è il cielo. Non è un play ma credo che Pecchia possa diventare un giocatore importante come me a Treviglio prima di andare in Serie A: ha grandi potenziali­tà, fa emozionare».

Ha rimpianti per aver lasciato la Serie A nel 2010?

«La mia carriera rispecchia il mio valore. Se non mi hanno mai chiamato ultimament­e è perché evidenteme­nte non valgo la categoria».

❞ Vertemati e Rossi centrali per me in questi anni. Mi mancherann­o moltissimo

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