Ecco i «Diàoi» di Defendi: più satiri che demoni
Nel laboratorio «Tutti giù per terra» la mostra dello scultore, già professore al liceo Manzù
«Isolati, inquieti, irriverenti, irrisori: Diàoi!». Non può che allinearsi, nella descrizione, a questa serie di aggettivi, la particolarissima mostra che fino al prossimo 18 giugno terrà banco nell’atelier-laboratorio «Tutti giù per terra» di Luca Catò in Piazza Pontida. Tutto nasce dall’estro artistico di Giancarlo Defendi, il conosciuto scultore bergamasco, già professore di materie plastiche al liceo Manzù di Bergamo, che portando a cuocere le sue terrecotte e i suoi gres nel laboratorio, ci si ferma per fare due chiacchiere e scambiare opinioni. Ne nasce, naturalmente, un’amicizia che, dopo aver rotto gli indugi della riservatezza, si è spinta nella richiesta — esaudita — di poter mettere in mostra le creazioni portate a cuocere. «Con questi Diàoi — spiega Luca Catò — avevamo un rapporto particolare, dal momento che li abbiamo tenuti al battesimo del fuoco. Durante quest’ultimo anno, infatti, le sculture di Defendi sono arrivate in laboratorio alla spicciolata man mano erano pronte per la cottura. Le abbiamo infornate con apprensione e sfornate con un malcelato orgoglio. In qualche modo ci sentiamo i padrini di questi Diaoi», racconta Catò, che aggiunge un particolare: «Il nostro spazio espositivo è piccolo, siamo stati costretti a fare una selezione, ma il senso di questo lavoro di Defendi è completo».
I Diàoi in questione hanno un aspetto demoniaco, ma con declinazioni della realtà pagana «Proprio dal “pagus” dalla campagna, hanno preso le sembianze della capra e le hanno fuse con quelle dell’uomo, sono perciò più satiri che demoni», spiega Catò. Sintetizzando il concetto in aggettivi: più che seduttori ed istigatori si rivelano giocosi, gaudenti ed irridenti. «A volte si accompagnano alla figura femminile e cercano di insidiarla — evidenzia Catò — ma si vede bene che i più turbati sono loro. Senza alcuna solidarietà e senza compagnia, i Diàoi si muovono in spazi vuoti segnati dalla presenza di elementi naturali». Un invito a riconoscere nei tratti dello scultore «preciso e impeccabile nel tradurre anatomie e geometrie» anche alcuni degli aspetti biografici e caratteriali dello stesso Defendi: «C’è l’essenza educativa del gene bergamasco — conclude Catò — quella che gli ha insegnato l’umiltà, il timore per l’ipocrisia, ma anche il valore della compassione e della tenerezza». Più che Diàoi intrisi di spirito demoniaco e abitanti degli inferi, sembrano più dei poveri diavoli terreni. Quello che in bergamasco «l’è propre u poer diàol”.