I Modena City Ramblers, ritorno «tra i nostri fan»
Sono in giro per l’Italia con il tour Sulla strada, controvento, immagine che sintetizza la loro anima e riprende la «direzione ostinata e contraria» cantata da Fabrizio De Andrè. I Modena City Ramblers, attesi giovedì alle 21 all’Happening al Lazzaretto, per una serata dedicata a Libera e alle cooperative antimafia, mentre stasera si esibiranno i Pinguini Tattici Nucleari e domani i Dunk, non sono mai stati un gruppo alla moda, ma «neppure fuori moda — sorride il chitarrista Francesco “Fry” Moneti —. Siamo una band che suona tantissimo. Ha un tour infinito, perché l’essenza del gruppo è salire in furgone, partire per la tournée, fermarsi a casa dei fan e suonare nelle loro piazze.
Sulla strada, controvento riprende anche Volare controvento, singolo di lancio dell’album Mani come rami, ai piedi radici, uscito l’anno scorso e che eseguiremo in concerto insieme a cavalli di battaglia di ventisette anni di Modena». Spesi per «La strada», per riprendere un vecchio testo, in cui si ascolta «di tutti i paesi e le piazze dove abbiamo fermato il furgone abbiamo perso un minuto ad ascoltare un partigiano o qualche ubriacone, le strane storie dei vecchi al bar e dei bambini col tè del deserto sono state lezioni di vita, che ho imparato e ancora conservo».
I Modena sono così, «mani che si protraggono verso il prossimo, verso le novità, gli scontri e le contraddizioni, ma al contempo sappiamo dove andiamo e da dove veniamo. Manteniamo un legame forte con le nostre radici, la nostra terra, musica ed etica».
Identità meticcia fatta di Irlanda ed Emilia, la band, capitanata da Davide «Dudu» Morandi, ha un approccio con la vita fatto di accoglienza e scambio: «Siamo aperti alla solidarietà in un mondo in cui ognuno è sempre più chiuso in se stesso. Sosteniamo il noi contro l’io imperante».
Tra i pezzi dell’ultimo album anche My ghost town, con la collaborazione dei Calexico, contattati da Moneti. «Mi capitò di suonare in una band di Forlì — racconta il chitarrista —, trasformata poi nel progetto Don Antonio di Antonio Gramentieri, che si è esibito con molti artisti internazionali, tra cui i Calexico. Così, quando con i Modena si scrisse un pezzo che girava bene con quei suoni, chiesi il contatto ad Antonio. Incontrai i Calexico a Bologna, dove suonavano e consegnai loro una chiavetta con la canzone. Gli piacque e ci inviarono delle cose loro. È stata una collaborazione a distanza, ma costruttiva, da cui emergono entrambe le anime».