Corriere della Sera (Bergamo)

Mediaworld trasloca, 70 si dimettono

Trasferime­nto al via in luglio, ormai i sindacati cercano solo di strappare facilitazi­oni

- Di Fabio Paravisi

Sul trasloco di Mediaworld da Curno alla Brianza ormai nemmeno i sindacati discutono più: al massimo cercano di conquistar­e delle facilitazi­oni. Sono già pronte le date: dal 23 luglio a ottobre. Molti dei 500 dipendenti, però, si sono portati avanti. In 70 hanno calcolato che i 100 chilometri tra andata e ritorno con la Brianza sarebbero stati insostenib­ili e appena hanno trovato un posto alternativ­o si sono dimessi.

Chi lavora alla sede di Curno di Mediaworld ormai può solo cominciare a preparare gli scatoloni. Per il trasferime­nto in Brianza c’è anche la data: il 23 luglio inizierà a muoversi il primo scaglione di dipendenti, quindi si proseguirà a tappe forzate attraverso l’estate. La previsione dell’azienda è quella di riuscire per ottobre a svuotare il palazzone di via Lega Lombarda che dal 1991 ha fatto da sede centrale italiana del gruppo tedesco, e di riempire gli spazi vuoti finora occupati dal negozio di Verano Brianza.

Ma a spostarsi di cinquanta chilometri non saranno tutti i 500 dipendenti del palazzo di Curno. Da quando è stato annunciato il trasloco, in febbraio, i sindacati hanno a lungo tentato di far cambiare idea all’azienda. Ma quando si è capito che non ci sarebbe stata la marcia indietro, molti dipendenti che non sarebbero riusciti ad affrontare il trasferime­nto brianzolo hanno cominciato a cercare altri posti. Sono ora già settanta gli impiegati di Mediaworld che hanno rassegnato le dimissioni. Si tratta in gran parte di donne, che finora riuscivano a conciliare lavoro e famiglia grazie alla ridotta distanza fra casa e ufficio ma che non satratta rebbero riuscite a farlo dovendo percorrere un centinaio di chilometri ogni giorno fra andata e ritorno. Ma c’è anche chi vive molto lontano da Curno e finora ha affrontato lun- ghi trasferime­nti che dopo il trasloco si sarebbero ulteriorme­nte allungati diventati insostenib­ili.

L’azienda ha già provveduto a trovare i loro sostituti: si soprattutt­o di stagisti che stanno svolgendo in questo periodo la formazione, sapendo che dovranno poi andare a lavorare in Brianza.

A questo punto il sindacato sta cercando di salvare il salvabile. Nelle tre ore dell’incontro di ieri, per esempio, non si è più parlato di fermare o meno il trasloco ma si è cercato di convincere l’azienda a venire incontro a chi dovrà spostarsi e a chi non potrà permetters­elo. Il 30% dei dipendenti è infatti composto da persone che hanno chiesto il part time per conciliare gli impegni familiari, e che ora dovrebbero impiegare per il viaggio il tempo risparmiat­o. I sindacati hanno chiesto incentivi al lavoro a distanza, flessibili­tà in ingresso, incentivi all’esodo, il sostegno nella conciliazi­one vita privata e lavoro, la limitazion­e dei problemi per i part time.

«Ci hanno risposto che non ci sono soldi — spiega Terry Vavassori della Fisascat Cisl —. In generale l’azienda non ha mostrato la volontà di sostenere l’esodo di queste persone. Né la volontà di venire incontro alle nostre richieste. Ora ci hanno detto che se ne riparlerà in agosto, non so cosa potranno offrire. Ma fa effetto l’assenza e il disinteres­se della politica locale, che deve restare vicina alle persone non solo durante la campagna elettorale, ma nella quotidiani­tà, cercando di comprender­e le difficoltà da affrontare. Sono tutti in prima fila a tagliare il nastro quando arrivano nuove multinazio­nali. Ma poi bisogna darsi da fare perché rimangano».

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