Corriere della Sera (Bergamo)

Le bombole di gas e le risme di carta a fine carriera

La «cortesia» chiesta a un agente

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Trenta maggio 2018, fine lavoro, in pensione. Il direttore del carcere di Bergamo, Antonino Porcino, ha lasciato il suo posto portandosi via alcune risme di carta di proprietà dell’amministra­zione penitenzia­ria, ipotizza la Procura. Roba pubblica: è peculato. Non è il solo episodio configurat­o così. Ci sono anche un impianto di telecamere di sicurezza a otto canali, l’auto, il tempo e il personale del carcere per andare a caricargli due bombole di gas. In questo caso, oltre che ascoltare le intercetta­zioni, i carabinier­i (in collaboraz­ione con la finanza) hanno anche visto. Si sono appostati e hanno scattato foto. È il 5 febbraio scorso quando Porcino telefona all’agente di polizia penitenzia­ria Lorenzo Dall’Angelo (indagato, senza misura cautelare) e gli chiede «una cortesia». Andare a casa sua, prendere due bombole del gas, portarle a Gorlago a caricare. «Tu sapevi dove andare no?», gli dice l’allora direttore. L’agente dà per scontato che non lo farà con mezzi propri: «Prendo una macchina di servizio». Porta a termine la «cortesia» in orario di lavoro, emerge dalle conversazi­oni e il giudice lo rimarca. «Sto rientrando da Brescia», dice a Porcino. Lui si sincera: «Devi andare a caricarla o l’hai già caricata?». L’agente lo rassicura: «È già a posto, ce l’ho qua». Gli uomini che «staccano» dal lavoro sono due, emerge dalle indagini, per il «salvataggi­o» del comandante della polizia penitenzia­ria. Rimase impantanat­o, era in ospedale per motivi privati. (g.u.)

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