L’addio all’ex sindaco: portò Bergamo nel futuro
L’ex sindaco commemorato in municipio Il figlio: «Ancora oggi tanti lo ringraziavano»
«Un uomo schivo ma che sapeva collaborare, e che ha aperto per Bergamo la strada verso il futuro». In questo modo è stato ricordato ieri l’ex sindaco Giacomo Pezzotta ( foto), morto lunedì a 95 anni. Prima del funerale la salma è stata portata a Palazzo Frizzoni per una commossa commemorazione.
Era scritto anche sulla porta della chiesa dove si stava celebrando il suo funerale: «Avvocato Giacomo Pezzotta». Come se fosse proprio la qualifica professionale a definire l’uomo e il suo lungo impegno, lavorativo e pubblico. E proprio la doppia veste dell’ex sindaco di Bergamo morto lunedì a 95 anni è stata più volte ricordata nel giorno del suo addio.
Durante la commemorazione nella sala consiliare di Palazzo Frizzoni il sindaco Giorgio Gori ha ricordato i 13 anni di Pezzotta come suo predecessore negli anni Settanta, «anni complicati ma anche positivi», durante i quali aveva dato impulso «all’apertura della città verso orizzonti più ampi, alla fondazione dell’Università e all’aeroporto, come scalo civile: due realtà allora contrastate da parecchi ambienti cittadini, ma che si dimostreranno il punto di partenza di una Bergamo meno chiusa e periferica». Pezzotta aveva anche «riappacificato Manzù con Bergamo inaugurando il Monumento al Partigiano, drammatico simbolo della riconquistata libertà democratica come segnale positivo negli anni più cupi». Pezzotta era per Gori «il rappresentante di una borghesia democratica e responsabile, consapevole del suo ruolo di classe dirigente, competente e dedita al bene della comunità. Una categoria oggi non molto di moda, a cui Bergamo deve gran parte del suo progresso. Godette sempre della stima e del rispetto di compagni e avversari che in lui vedevano un uomo rigoroso, rigido, a tratti
Le azioni Ricordati gli impulsi a Università e aeroporto e la riconciliazione tra la città e Manzù
scostante, ma sempre pronto a ricredersi, coerente nelle sue scelte e portatore di alti valori etici e morali».
Ricordo che ha commosso Carlo Pezzotta, figlio dell’ex sindaco: «Amava la sua città sopra ogni cosa. Quando passeggiavo con lui in Città Alta mi inorgogliva vedere le persone che lo fermavano e lo chiamavano ancora sindaco. Persone umili o importanti, e lui sicuramente era più affettuoso con quelle umili. È stato un grande uomo anche se non vorrebbe sentirselo dire perché era molto schivo. Ma aveva anche una sensibilità unica. Sono orgoglioso del cognome che ho e cercherò di portarlo avanti degnamente: l’ho promesso a lui e ai tanti che gli hanno voluto bene».
Altri due successori hanno ricordato Pezzotta. Per Bruno Vicentini era «di forte personalità ed energia non comune». Roberto Bruni racconta di un «rapporto molto cordiale d’amicizia che lo legava anche a mio padre. Ha realizzato molte cose, era una persona lucida, capace, determinata e appassionata. Lo stesso fatto che sia durato così tanto come sindaco dimostra tante cose».
Conosceva bene l’ex sindaco anche don Gianni Carzaniga, che ha celebrato il funerale nella chiesa di Sant’Alessandro in Colonna: «Era una figura di sindaco e uomo appassionato. Una volta si diceva “città” per Città Alta e “borghi” per città bassa. Lui era un uomo sceso tante volte dalla città al borgo dove è pulsante il cuore di Bergamo nel senso migliore di comunità e convivenza, ma aperto al mondo. E ha saputo unire le due dimensioni. Ricordo quando l’ho abbracciato al funerale del fratello, cui era molto unito, e ricordo le loro fitte conversazioni, che ora potranno continuare in cielo».