Corriere della Sera (Bergamo)

Denia Mazzola: «La mia incursione nella lirica pop»

Denia Mazzola Gavazzeni: un nuovo cd prima dell’Opera a Palazzo e Armoniae

- Filippo Senatore

Denia Mazzola Gavazzeni è una delle maggiori cantanti liriche in attività. Nel corso della sua lunga carriera ha spaziato in un repertorio vasto, dal Barocco al contempora­neo.

«La musica e la recitazion­e sono nel mio codice genetico. Mio padre era musicista autodidatt­a e un favoloso controteno­re. Mia madre era attrice e capocomico della Filodramma­tica del suo paese».

Come ricorda la sua infanzia?

«Triste, in una famiglia provata dalla malattia dei genitori. Ma c’era sempre quell’appuntamen­to in chiesa, alla corale, dove da bimba cantavo le più difficili opere sacre di Lorenzo Perosi».

Lei ha iniziato a lavorare giovanissi­ma?

«Terminati gli studi che i pochi mezzi economici di famiglia consentiva­no, trovai lavoro come segretaria d’azienda. Mi impegnai anche nel sindacato. Affrontai in particolar­e il problema del rumore in fabbrica, che toccava livelli inaccettab­ili. Mi occupai personalme­nte, come delegata, della bonifica e il risultato divenne un esempio per le aziende di tutta la Lombardia».

❞ Dopo la morte di mio marito, il lavoro è proseguito con molte difficoltà, fra ostracismi, pettegolez­zi e cattiverie

❞ Mi confortano i successi e l’attività con la onlus che vuole recuperare opere dimenticat­e e scoprire i giovani talenti

Ma la lirica?

«Allora la detestavo. In quei turbolenti primi anni Settanta mi occupavo dei diritti delle donne».

E come si avvicinò al mondo dell’opera?

«Durante una gita a Verona, con i miei concittadi­ni di Bottanuco, all’Arena».

Che anno era ?

«Il 1974. In quella una notte stellata ebbi una folgorazio­ne. Il “Vissi d’arte, vissi d’amore” di Floria Tosca mi spinse a giurare che avrei speso la mia vita per l’arte e l’amore, ricercando con tutte le mie energie di essere degna di tale promessa».

Che cosa decise di fare?

«Cercai un maestro di canto, mi trasferii a Milano e iniziai a fare audizioni. Continuavo a lavorare di giorno e studiavo nelle pause pranzo e la sera, dopo il lavoro. Partecipai ad un concorso di canto. Mi recai, giusto per provare, a Rieti. Il “Mattia Battistini” era concorso nazionale per nuove voci organizzat­o da Franca Valeri».

E come andò?

«Vinsi con la voce di Gilda nel Rigoletto di Verdi».

Quindi la sua attività di cantante lirica cominciava a decollare?

«Dopo il secondo concorso, mi classifica­i prima per il ruolo di Lucia di Lammermoor. Lasciai il lavoro, seguirono anni duri, ma ero stata abituata alle privazioni. Feci tante audizioni e ad ogni prova tornavo a casa con una scrittura».

Quando è avvenuto il suo debutto?

«Nel 1982 a Rieti, al Teatro Flavio Vespasiano, con la regia di Franca Valeri e la direzione di Maurizio Rinaldi».

Dunque, era già affermata quando conobbe il Maestro Gianandrea Gavazzeni?

«Sì. Lo conobbi alla Scala, mentre lavoravo con il Maestro Muti. In uno straordina­rio sodalizio, mio marito mi fece scoprire nuove potenziali­tà della mia voce. Grazie a lui affrontai un repertorio più lirico, sino ad arrivare al Verismo, a Strauss e Wagner .Insieme abbiamo realizzato 23 produzioni musicali: un vero record».

La sua carriera dopo la scomparsa del Maestro?

«È andata avanti, con molte difficoltà, fra ostracismi, pettegolez­zi, cattiverie. Non ho mollato il mio lavoro che è progredito con numerosi successi interazion­ali teatrali e discografi­ci».

Lei è presidente di un’associazio­ne onlus.

«Ab Harmoniae nasce nel 2005. Una missione per il recupero di opere e compositor­i ingiustame­nte dimenticat­i e la scoperta di giovani talenti».

Ab Harmoniae si occupa anche di solidariet­à?

«Siamo andati nelle favelas del Brasile, al capezzale di malati terminali, nelle carceri, fra i bimbi affetti da disturbi psichiatri­ci. Considero che la voce cantata sia un’autentica terapia dell’anima».

I suoi prossimi impegni artistici?

«Oltre alle rassegne musicali di Bergamo “L’Opera a Palazzo” per Bergamo Estate in collaboraz­ione col Comune di Bergamo e “Armoniae della voce” per la Sala Piatti in collaboraz­ione con la Fondazione MIa, ho in agenda attività in Italia e all’estero. A Milano in ottobre in sala Verdi canterò arie di Montemezzi e “L’Enfant prodigue” di Debussy».

Lei ha più di 160 titoli in repertorio fra opera, oratorio e sinfonico vocale.

«Lo scorso aprile è uscito il cd La Falena un’opera di Antonio Smareglia, per l’etichetta Bongiovann­i. Ieri un altro un cd di otto mie canzoni: un’incursione nel mondo “pop-lirico”».

Il titolo?

«Amare, ancora…»

Si può?

«Certo che si può!»

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Carriera Denia Mazzola Gavazzeni ha in repertorio più di 160 titoli fra opera, oratorio e sinfonica vocale Agenda Parteciper­à all’«Opera a Palazzo» per Bergamo estate e ad «Armoniae della voce» in Sala Piatti

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