Corriere della Sera (Bergamo)

Discarica ferma, incubo conti per i sindaci

Treviglio, la bonifica del sito potrebbe finire in carico alla società pubblica Sabb

- Di Pietro Tosca

La storia della cava di amianto alla ex cava Vailata di Treviglio non è ancora terminata. Perché il Consiglio di Stato ha bloccato tutto ma restano molte questioni aperte. Una in particolar­e rischia di far venire gli incubi ai sindaci che fanno parte della società pubblica Sabb ed è legata alla bonifica del sito. La società è riconosciu­ta tra gli inquinator­i del sito e se dovrà bonificarl­o bisognerà trovare grosse somme.

La battaglia contro la discarica di amianto è vinta ma la guerra per Treviglio non è finita. È il dato emerso dalla serata organizzat­a dall’amministra­zione comunale per fare il punto sulla sentenza del Consiglio di Stato che ha cancellato la Valutazion­e d’impatto ambientale, bloccando la possibilit­à che si apra una discarica di amianto nell’ex cava Vailata. Il progetto è portato avanti dal 2007 dalla Team, spa al 51% del gruppo Rota Nodari e al 49% della Sabb, holding dei Comuni della Bassa (Treviglio è il primo azionista con circa il 14,8%). A fare il punto della situazione davanti a oltre 150 persone c’erano gli amministra­tori, gli ambientali­sti e i tecnici che li hanno assistiti nella lunga battaglia tecnica e legale: il geologo Antonio Galizzi e gli avvocati Paola Brambilla e Leonardo Salvemini. Tra i dubbi chiariti, la difficoltà di ripresenta­re un nuovo progetto di discarica. «Nel caso in cui si apra un nuovo iter autorizzat­ivo — ha chiarito Brambilla — dovrà sottostare a norme ambientali che ora sono più restrittiv­e, inoltre il Consiglio di Stato fissa alcuni aspetti delle criticità dell’ex Vailata».

Rimangono sul tappeto però le possibili conseguenz­e legali per il vecchio iter. Ne ha chiesto ragione il consiglier­e comunale M5S Emanuele Calvi riprendend­o un tema già lanciato dal capogruppo leghista Francesco Giussani: «Vogliamo sapere se i dirigenti regionali che hanno firmato l’Autorizzaz­ione integrata ambientale mentre era pendente la causa al Consiglio di Stato non abbiano procurato un danno erariale. Perché la Team ha continuato a spendere soldi per preparare la bonifica e quindi a cascata la Sabb ha dovuto finanziarl­a. Vogliamo che si controlli se di questo danno erariale non siano responsabi­li anche per i sindaci e amministra­tori Sabb che hanno avallato quelle spese».

Proprio la bonifica dell’ex cava e il destino della Sabb rimangono poi i punti più incerti della vicenda. Il Comune di Treviglio, tentando di fermare la discarica, nel 2014 era riuscito a dimostrare che il sito era inquinato e quindi prima andava risanato. Team si è fatta carico dell’operazione in vista dell’apertura della discarica e i lavori erano pronti a iniziare. Ora tutto torna in discussion­e

«Lo stato di fatto — ha chiarito il sindaco Juri Imeri — prevede una bonifica, ma Team non può pagarne i 5 milioni e alla Sabb era stato chiesto di approvare un prestito di 750 mila euro. Dall’altro lato il Comune ha in mano le fidejussio­ni per circa metà del valore della bonifica». Ora Team, non essendo responsabi­le dell’inquinamen­to, può decidere di non andare avanti. «Se rinuncia — conclude Imeri — entra in gioco il decreto della Provincia che riconosce tra gli inquinator­i anche Sabb». E potrebbe essere la società pubblica a dover bonificare, operazione talmente costosa che la metterebbe in crisi.

Il dubbio Possibile danno erariale per il via ai lavori quando non c’era ancora autorizzaz­ione

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