Discarica ferma, incubo conti per i sindaci
Treviglio, la bonifica del sito potrebbe finire in carico alla società pubblica Sabb
La storia della cava di amianto alla ex cava Vailata di Treviglio non è ancora terminata. Perché il Consiglio di Stato ha bloccato tutto ma restano molte questioni aperte. Una in particolare rischia di far venire gli incubi ai sindaci che fanno parte della società pubblica Sabb ed è legata alla bonifica del sito. La società è riconosciuta tra gli inquinatori del sito e se dovrà bonificarlo bisognerà trovare grosse somme.
La battaglia contro la discarica di amianto è vinta ma la guerra per Treviglio non è finita. È il dato emerso dalla serata organizzata dall’amministrazione comunale per fare il punto sulla sentenza del Consiglio di Stato che ha cancellato la Valutazione d’impatto ambientale, bloccando la possibilità che si apra una discarica di amianto nell’ex cava Vailata. Il progetto è portato avanti dal 2007 dalla Team, spa al 51% del gruppo Rota Nodari e al 49% della Sabb, holding dei Comuni della Bassa (Treviglio è il primo azionista con circa il 14,8%). A fare il punto della situazione davanti a oltre 150 persone c’erano gli amministratori, gli ambientalisti e i tecnici che li hanno assistiti nella lunga battaglia tecnica e legale: il geologo Antonio Galizzi e gli avvocati Paola Brambilla e Leonardo Salvemini. Tra i dubbi chiariti, la difficoltà di ripresentare un nuovo progetto di discarica. «Nel caso in cui si apra un nuovo iter autorizzativo — ha chiarito Brambilla — dovrà sottostare a norme ambientali che ora sono più restrittive, inoltre il Consiglio di Stato fissa alcuni aspetti delle criticità dell’ex Vailata».
Rimangono sul tappeto però le possibili conseguenze legali per il vecchio iter. Ne ha chiesto ragione il consigliere comunale M5S Emanuele Calvi riprendendo un tema già lanciato dal capogruppo leghista Francesco Giussani: «Vogliamo sapere se i dirigenti regionali che hanno firmato l’Autorizzazione integrata ambientale mentre era pendente la causa al Consiglio di Stato non abbiano procurato un danno erariale. Perché la Team ha continuato a spendere soldi per preparare la bonifica e quindi a cascata la Sabb ha dovuto finanziarla. Vogliamo che si controlli se di questo danno erariale non siano responsabili anche per i sindaci e amministratori Sabb che hanno avallato quelle spese».
Proprio la bonifica dell’ex cava e il destino della Sabb rimangono poi i punti più incerti della vicenda. Il Comune di Treviglio, tentando di fermare la discarica, nel 2014 era riuscito a dimostrare che il sito era inquinato e quindi prima andava risanato. Team si è fatta carico dell’operazione in vista dell’apertura della discarica e i lavori erano pronti a iniziare. Ora tutto torna in discussione
«Lo stato di fatto — ha chiarito il sindaco Juri Imeri — prevede una bonifica, ma Team non può pagarne i 5 milioni e alla Sabb era stato chiesto di approvare un prestito di 750 mila euro. Dall’altro lato il Comune ha in mano le fidejussioni per circa metà del valore della bonifica». Ora Team, non essendo responsabile dell’inquinamento, può decidere di non andare avanti. «Se rinuncia — conclude Imeri — entra in gioco il decreto della Provincia che riconosce tra gli inquinatori anche Sabb». E potrebbe essere la società pubblica a dover bonificare, operazione talmente costosa che la metterebbe in crisi.
Il dubbio Possibile danno erariale per il via ai lavori quando non c’era ancora autorizzazione