Hip hop, jazz e breaking Si balla in cucina
Sul palco del Sociale la DaCru dance company La regista Ragazzo: «Sarà un simposio sulla comunicazione»
Sul palco sarà allestita una cucina vintage, realizzata da un artigiano e formata da sei sedie, tante quante sono i ballerini, e un tavolo in formica nel tipico stile anni ‘60. Al Teatro Sociale di Città Alta, stasera, sarà rappresentata «The kitchen theory» della DaCru dance company per il festival Danza estate in collaborazione con Fondazione Teatro Donizetti (alle 21, ingresso 18 euro, ridotto 15). «Nel 2004 ci siano esibiti nella chiesa sconsacrata di Sant’Agostino — ricorda Marisa Ragazzo, regista e coreografa —. Ma amiamo molto anche il teatro e gli daremo ancora più valore con un’emanazione cruda del nostro spettacolo».
Senza fondale né quinte alla tedesca che inscatolano lo spazio scenico, il pubblico vedrà il Sociale in una versione speciale: sarà a nudo, con muri, corde e strutture di servizio in vista. «Sarà un simposio sulla comunicazione, per la teoria della cucina ho messo insieme i ricordi di quando ero bambina e poi di allieva che condivideva un piccolo appartamento con altre ballerine — anticipa la coreografa —: è da sempre la stanza delle parole, dove si comincia e finisce la giornata, si accendono le discussioni più allegre come quelle più terrificanti. Uno spazio fisico di transito, ricco di odori, ricordi, sensazioni, attese e infiniti stati sospesi». La compagnia è un collettivo fondato oltre un ventennio fa dalla Ragazzo insieme al danzatore e coreografo iraniano Omid Ighani, diventato suo marito. La formazione è stata la prima italiana a esibirsi negli spazi performativi black delle capitali europee. Stasera danzeranno su musiche nordeuropee dalla forza evocativa lo stesso Ighanì, Samar Khorwash, Alessandro Marconcini, Serena Stefani, Claudia Taloni e Tiziano Vecchi esprimendosi in italiano, inglese e iraniano. Il loro è uno stile eclettico, unisce la danza contemporanea al teatro di narrazione, facendo convogliare stili diversi come l’hip hop, il jazz e il breaking più all’avanguardia. «È un genere urban fusion che mescola il linguaggio gestuale a quello parlato, esprimendosi in italiano, inglese e iraniano», conclude la regista.
In apertura, la performance a chilometro zero «Clan» della bergamasca O’Cipher company, una produzione ispirata all’omonimo disco d’esordio del duo hip hop Otu. Su questa superficie sonora, si muoveranno le ballerine di hip hop Penelope Pezzotta e Chiara Crovetto. Al termine degli spettacoli, «Parliamone con gusto», una chiacchierata con interventi dalla sala con la DaCru dance a cura di Enrico Coffetti dell’associazione «Cro.me».