BANDIERA BIANCA
Di cosa parliamo quando parliamo di sicurezza. Un treno che non può partire perché occupato dalla variegata popolazione che barcolla in stazione è lo Stato che alza bandiera bianca. E se è vero che in queste scene grottesche — negli anni si è vista gente prostituirsi sui treni parcheggiati, due giorni fa l’architetto portoghese che ridisegnerà l’area ferroviaria è scappato per le presenze poco rassicuranti — c’è poco di nuovo, la cosa non è meno grave. Anzi. Sono stati portati avanti programmi per aiutare gli emarginati della stazione. Bene. C’è ancora molto da fare. Ovvio: intanto però facciamo partire i treni. La politica? La sinistra ha sotto sotto sempre pensato che ci fosse un fondo di cattiveria e razzismo, in chi preferirebbe non attraversare due ali di disperati quando scende da un treno. Inutile poi stupirsi dei risultati elettorali. Ma bisogna anche dire che la Lega è al potere in Lombardia da decenni: possibile che non si siano mai trovate idee e risorse per intervenire? In attesa della ruspa di Salvini in stazione, già sarebbe qualcosa se la Regione intervenisse sui treni. Ieri la linea Bergamo-Treviglio di fatto è stata annullata: un treno (l’unico treno) che la doveva percorrere si è rotto. Povero, è di fine anni ‘80, il periodo della Fiat Uno. L’assessore leghista Claudia Terzi definisce Trenord «inadeguata». Stiamo parlando della stessa Trenord che la Regione controlla alla pari (sì, attraverso Fnm, ma non giochiamo sulle sottigliezze, l’elettorato, anzi il popolo non le sopporta) con Trenitalia?