E pensare che non amavo Mahler
Herbert Blomstedt con la Filarmonica della Scala nella Nona. «Bella e dolente»
«Quando ero un teenager Mahler non mi piaceva: lo consideravo triviale, volgare; adoravo Brahms, Beethoven e soprattutto Bruckner, che consideravo il più grande. Però poi sono cresciuto, mi sono informato e ho cambiato prospettiva». Così Herbert Blomstedt torna alla Scala per dirigere la Nona sinfonia del boemo (stasera, domani e domenica, ore 20, € 6,50-85) dopo aver debuttato nel 2015 con un’altra Nona, quella di Bruckner: «L’altra volta il sovrintendente Pereira aveva fatto un grande pressing per convincermi a venire, assistendo a tutte le prove di un concerto che avevo a Salisburgo; stavolta è stato più semplice: tre anni fa mi aspettavo un’orchestra ottima nell’opera e basta, invece in Bruckner mi ha stupito con un’intensità pazzesca». Di Nona in Nona, il futuro potrebbe essere Beethoven? «Magari, Pereira mi ha magnificato il coro e vorrebbe che lo dirigessi: in effetti Beethoven è l’antefatto per capire le ultime sinfonie di Bruckner e Mahler; però la mia agenda è molto piena».
Dettaglio tutt’altro che ovvio: Blomstedt compirà 91 anni l’11 luglio, anche se a farne un mito vivente del podio non è solo l’età ma una classe e un curriculum vertiginosi; è stato il predecessore di Chailly alla Gewandhaus di Lipsia, ha diretto tutte le maggiori orchestre in un repertorio sconfinato. «Se la salute è buona l’età non è un problema: non sono io che devo profondere forza e sforzi nel dirigere, è la musica che mi dà forza ed energia, e Energia Herbert Blomstedt sul podio. Il maestro svedese compirà 91 anni il prossimo 11 luglio tanta; il gesto da giovani è più teatrale, ma certi movimenti servono solo per richiamare l’attenzione, per trasmettere il senso della musica basta poco». Lo dice mente canta alcuni passaggi della Nona: «Mahler suonava il violino ai matrimoni e ai funerali, in questa sinfonia c’è dentro tutta la bellezza e i problemi della vita; la chiave dell’opera è il finale, un lungo, commovente commiato alla vita». Pieno di ricordi come la stanza che lo ospita al Grand Hotel et de Milan: «Era quella di Maria Callas: ci sono 25 sue immagini in stanza e tre nel bagno, è un’immersione totale nella Scala e nel suo mito».