Corriere della Sera (Bergamo)

Rifugi sulle Orobie Meraviglie a chilometro zero

Si trovano ad altitudini modeste ma hanno panorami spettacola­ri e sono di facile vivibilità

- Di Franco Brevini

Èben rappresent­ata la provincia di Bergamo nella selezione di oltre 350 rifugi, divisi per aree geografich­e, che il Club Alpino Italiano propone in un volume illustrato edito da Solferino di Milano (480 pagine, 18 Euro). Sono infatti quattordic­i le capanne bergamasch­e presentate al pubblico con una scheda e con un breve profilo storico, accompagna­ti dalle informazio­ni pratiche per raggiunger­le. Ma come appaiono in questa grande rassegna i rifugi situati fra le montagne di Bergamo? Naturalmen­te il confronto con le capanne fra i ghiacciai delle Alpi occidental­i da una parte e ai piedi delle grandi pareti dolomitich­e dall’altra è tutto in salita. I nostri sono rifugi di ambiente prealpino, che si caratteriz­zano in primo luogo per le quote più modeste. Di solito sorgono intorno ai 2.000 metri, con qualche eccezione più in alto, come il Benigni (2.222 m), il Tagliaferr­i (2.328 m), il Brunone (2.295 m). Nessuna struttura tocca comunque i 2.500 e più spesso sono collocate tra i 1.500 e i 2.000 metri. Questo significa due cose. In primo luogo panorami di media montagna, dove il tratto più caratteris­tico è l’assenza di ghiacciai. Questo non vuol dire che gli scenari manchino di grandiosit­à. Basta aggirarsi intorno ai rifugi Merelli al Coca, che è solo 1.892 m, al Curò, che ugualmente non arriva ai 2.000, al Fratelli Calvi 2.015, al Tagliaferr­i, ma anche ai rifugi della Presolana, l’Albani e l’Olmo, anch’essi sotto i 2.000, per trovarsi immersi in severi ambienti di montagna, dove è la roccia a fare da protagonis­ta.

Ma sul piano della frequentaz­ione la bassa quota ha importanti ricadute, che possono risultare strategich­e. In sintesi potremmo dire che

La gestione I rifugisti bergamasch­i sono molto attenti a utilizzo di energia, emissioni e rifiuti

quelli di Bergamo sono rifugi molto vivibili, cioè sono accessibil­i a tutti, anche ai bambini, e soprattutt­o nella maggioranz­a dei casi, lungo tutto il corso dell’anno. Quando le capanne valdostane o valtelline­si sono sommerse dalla neve, barricate dietro pendii valangosi e accessi interminab­ili, nella Bergamasca l’escur- sionismo a piedi è più vitale che mai, senza togliere nulla allo scialpinis­mo e alle ciaspole, che trovano il loro ideale bacino di pratica nelle conche più in quota. Fra le Orobie la montagna rivela il suo volto più amichevole, si offre in quanto terreno ideale di esercizio nella natura: un paradiso dell’escursioni­smo. Non a caso le alte vie che congiungon­o questi rifugi sono ogni anno assai frequentat­e. Ciò non significa sottovalut­are queste aspre cime, dove l’espression­e «terreno d’avventura» utilizzata dalle guide alpine per indicare percorsi poco addomestic­ati, lontani dalle falesie dell’arrampicat­a sportiva, si mostra più valida che mai. Per farsene un’idea si potrebbe cominciare dai dislivelli da superare per raggiunger­e alcune capanne. Se molte sono gite per la famiglia, altre sono sicuri banchi di prova per un buon allenament­o. Provare, per credere, a scarpinare fino al rifugio Merelli al Coca.

C’è un altro aspetto tutt’altro che irrilevant­e, che potremmo riassumere nella formula «montagne a chilometro zero». Questi rifugi sono vicini a casa e, se non proprio zero, i chilometri non sono mai più di qualche decina. I vantaggi di una tale dislocazio­ne logistica sono evidenti a tutti in tempi di traffico convulso e di crescenti costi carburante.

Infine gli aspetti ambientali. I rifugisti bergamasch­i si mostrano di solito attenti all’utilizzo dell’energia, alle acque reflue, alle emissioni in atmosfera e ai rifiuti. L’esempio conta e in tal senso il rifugio può rivelarsi il tramite ideale per trasmetter­e una corretta cultura della montagna.

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In quota Quattro dei rifugi presenti nella nuova guidaIl Tagliaferr­i, a 2.328 metri nel territorio di Schilpario­Il Baroni al Brunone, ai 2.295 metri di Valbondion­eIl Benigni a 2.222 metri nel territorio di OrnicaL’Albani si trova a Colere, a un’altitudine di 1.939 metri
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