Corriere della Sera (Bergamo)

Kessie, Caldara e Percassi Quella Cesena nerazzurra

- Matteo Magri mmagri@corriere.it

Il probabile fallimento del Cesena Calcio (stipendi non pagati, tre bocciature del piano di rientro da parte dell’Agenzia delle Entrate) provoca una punta di amarezza anche a chi, dei romagnoli, non è tifoso. Perché i bianconeri sono una di quelle squadre che induce simpatia. Vuoi per i saliscendi tra la A e la B, vuoi per il mitico presidente Edmeo Lugaresi, preso di mira dalla Gialappa’s Band in Mai Dire Gol, vuoi perché lì è esploso uno dei bomber più sottostima­ti degli ultimi vent’anni, quel Darione Hubner che ammetteva candidamen­te di fumarsi una sigaretta negli spogliatoi tra il primo tempo e il secondo. Chi, più di altri tifosi esterni, proverà amarezza, saranno gli atalantini. In primis il patron Antonio Percassi. Una vita all’Atalanta, una seconda, stagione 1977/1978, brevissima (due presenze prima di decidere di diventare imprendito­re) con il Cesena. Percassi non è l’unico che ha vestito entrambe le maglie. Anzi. Nel recente passato, il club è diventato una sorta di succursale di Zingonia. E due giocatoron­i venduti a peso d’oro sono passati da lì. Mattia Caldara e Franck Kessie prima di esplodere con il Gasp, nella stagione precedente si erano fatti le ossa al Manuzzi. E pure pochi mesi fa c’era una folta presenza nerazzurra: Emanuele Suagher, Nicolò Fazzi, Fabio Eguelfi e Simone Emmanuello. Scorrendo le pagine degli almanacchi troviamo Koné, Capelli, Agazzi, Valzania, Molina, Rosseti, Nica, Marilungo, Cazzola, Lucchini, Brienza, D’Alessandro. Nomi che ricorrono solo nelle ultime 4 annate. Insomma, con il Cesena se ne va anche un pezzetto di Atalanta.

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