Non ci resta che... sposare un riccone
«Ha lavorato come attrice ma non la pagavano abbastanza, ha cercato di fare la modella ma era troppo grassa, e nemmeno il suo 110 e lode le è servito, dunque ha deciso, l’unica cosa da fare è sposarsi con un riccone, uno di quelli che da soli superano il Pil dei paesi più poveri al mondo». Giorgia Sinicorni da stasera è al Teatro Franco Parenti con «Come sposare un miliardario. Ovvero il capitalismo spiegato da una donna…» un ironico monologo di Audrey Vernon, in cui si riflette sui «valori» del mondo (fino al 15 luglio, via Pierlombardo 14, stasera ore 20.30, 15 euro, + 4 con bagno in piscina). Sul palco una donna in abito nuziale che è riuscita «a sistemarsi con quello giusto», la protagonista di un testo tagliente. «In scena non c’è una spietata arrivista», spiega l’attrice, «piuttosto una ragazza che dopo aver subito le angherie di un mondo dove essere vincente significa avere barca e champagne, ha deciso di studiare a memoria la lista Forbes, quella che raccoglie i 2028 uomini più ricchi del mondo e capire come accalappiarne uno». Ma qui tra un consiglio e un paradosso ciò che emerge qui sono le domande: «che cosa succede quando il bisogno di accumulare denaro è la cosa più importante? Perché noi che siamo la maggioranza, concediamo all’1% della popolazione di avere nelle proprie mani l’82% della ricchezza?».