Salvini, le ruspe e gli schiacciasassi
Rubati alla Sangalli e ritrovati in un campo rom, dopo le telefonate del ministro
Laruspa sul prato di Pontida e, sopra, Matteo Salvini. Era il 2015 e la Sangalli Spa, specializzata in opere stradali, aveva prestato al leader leghista uno dei suoi mezzi. Il messaggio non troppo cifrato era: demolirò i campi rom con le ruspe. Per il momento, Salvini ha dato una mano a Marco Sangalli, imprenditore di Mapello, a recuperare due schiacciasassi, «ostaggi» da giorni nel campo rom di Rozzano.
«È un mese che lavoriamo lì e, oltre ai due rulli, ci hanno rubato una macchina per le linee stradali e un furgone — dice Sangalli —. Chi è stato? Non voglio passare per razzista. Diciamo solo che i due rulli sono stati ritrovati lì». Lì. Nel campo rom di Rozzano, dove i gps installati sugli schiacciasassi li localizzavano da giorni. C’è voluto un po’ però per portarli fuori. La versione dell’azienda: nonostante le richieste di intervento, carabinieri e polizia della città alla periferia di Milano si sarebbero mossi con molta cautela, che a Sangalli e ai suoi è sembrata lentezza. Così sono partiti i post su Facebook, metà di protesta e metà appelli a Salvini. E Salvini — mettici la passione per i macchinari da cantiere accanto al potenziale mediatico della vicenda — è accorso in aiuto della Sangalli. In realtà lo staff del ministro ha semplicemente verificato che le forze dell’ordine si stessero muovendo, ricevendo rassicurazioni. Questo anche a fugare i dubbi dell’impresa bergamasca, che in un post ipotizzava un atteggiamento attendista della Prefettura verso il campo rom. Poi, più della politica potè la cronaca: giovedì mattina rissa tra le baracche di Rozzano, con ferito da arma da fuoco. Ieri pomeriggio blitz di polizia: schiacciasassi ritrovati e restituiti alla Sangalli.