Il tribunale del Riesame: «Fatti non così gravi» Domiciliari per Porcino
L’unico fatto grave, sostengono i giudici del Riesame, é la corruzione. La mazzetta chiesta agli imprenditori della Alfa Espress di Urgnano per installare i distributori automatici di bevande e tabacchi in carcere, a Monza. I fatti di peculato, al contrario, sono «modesti». Water, tubi, risme di carta, impianto di sorveglianza del carcere di Bergamo portati nella casa privata, a Lallio. Dopo 26 giorni in cella, prima a Parma e poi a Ferrara, l’ex direttore del carcere di via Gleno, Antonino Porcino, é stato scarcerato. Non é libero, ma ai domiciliari nella sua città d’origine, Reggio Calabria, a casa di un conoscente della sorella.
I pm Maria Cristina Rota ed Emanuele Marchisio, martedì erano andati in udienza, a Brescia, per opporsi alla richiesta di scarcerazione degli avvocati Marco e Riccardo Tropea già bocciata dal gip Lucia Graziosi, firmataria dell’originaria misura cautelare. Avevano rincarato la dose portando nuovi elementi, episodi su cui sono in corso indagini relativi a presunti comportamenti di Porcino con il personale, che secondo i giudici però sono stati portati fuori termine. La corruzione é grave, ma Porcino «non manifesta un comportamento diffuso nel tempo», sempre il Riesame. L’ordinanza di carcerazione del gip annota 3.800 euro contati ad alta voce in automobile, più altro denaro non precisato, ma l’imprenditore di Urgnano, Mario Metalli (ai domiciliari, poi liberato), ai pm ha raccontato di richieste di soldi a partire dal 2015, un paio di volte all’anno, per un totale di 20.000 euro.
Corruzione a parte, peculato, falso (i certificati di malattia), tentata truffa (aver cercato di ottenere un’indennità aggiuntiva), secondo i giudici bresciani sono comunque condotte non così gravi da giustificare il carcere. Che Porcino sia in pensione da giugno, pochi giorni prima dell’arresto, non é stato decisivo per la sua scarcerazione. Anche il Riesame riconosce la rete di relazioni extra carceraria evidenziata dal gip. Conta di più che Porcino sia incensurato, la sua età (65 anni), che una consulenza di parte sostenga sia a rischio di commettere qualche gesto disperato e, soprattutto, che «il pericolo di reiterazione sia tutelato dagli arresti domiciliari». (G.U.)
I giudici Porcino «non manifesta un comportamento diffuso nel tempo»