Monete false Tre arrestati
Incensurato di Villa d’Adda in carcere con due complici
Producevano 50 centesimi contraffatti nel Pavese.
C’è anche il bergamasco Carlo Mazzoleni, 54 anni e residente a Villa d’Adda, tra i tre arrestati nel blitz dei carabinieri, avvenuto lunedì pomeriggio a Villanterio nel pavese, che ha smantellato la zecca clandestina, in cui venivano coniate monete da 50 centesimi, che, stando ai dati provenienti dalla Commissione Europea, sarebbe la prima scoperta in Europa da inizio 2017.
L’accusa per il cinquantaquattrenne, operaio metallurgico incensurato, ora in carcere a Pavia in attesa dell’interrogatorio di garanzia, è la produzione di monete false. Il suo avvocato Luciano Garatti, raggiunto in studio telefonicamente, non si è sbilanciato: «Prenderò il caso in mano domani (riferendosi a oggi, ndr)».
Insieme al bergamasco, i militari di Villanterio hanno colto in flagranza di reato e arrestato anche D.N. e M.G., operaio in pensione di 71 anni il primo e operaio specializzato di 55 il secondo: anche loro, residenti nel torinese, si trovano in prigione con la medesima accusa.
L’operazione è cominciata alla fine di giugno con le indagini portate avanti prima dai carabinieri di Villanterio, poi da quelli di Pavia e infine con l’aiuto dei colleghi del reparto speciale dell’Antifalsificazione Monetaria di Roma, impegnato nel contrasto al traffico di valuta falsa. In poco più di 10 giorni è stata chiusa la probabile base operativa del trio, collocata in un capannone semi dismesso nella zona industriale di Villanterio, ancora però in fase di allestimento. Stando alle prime ricostruzioni, la «macchina da soldi» sarebbe stata agli albori della
Il blitz nel pavese I macchinari avrebbero potuto imprimere fino a 2 mila monete al giorno
sua produzione. Le monete false sequestrate dai carabinieri sono state solo 250, per un valore di 125 euro, che sarebbero state pronte per essere spedite e messe in circolazione. Il quantitativo sequestrato parrebbe essere solo un campione: a pieno regime i macchinari avrebbero potuto imprimere fino a 2 mila monete al giorno.
«Le attrezzature sequestrate, tra cui la pressa industriale e la tagliatrice, hanno un valore che oscilla tra i 30 e i 40 mila euro — dice Fabio Imbratta, colonnello al comando della sezione operativa del reparto dell’Antifalsificazione Monetaria di Roma, lunedì a Villanterio con i suoi uomini al momento del blitz —. Non bisogna farsi ingannare dal valore nominale relativamente basso delle monete che, messe in circolo, avrebbero potuto creare elevati guadagni. La moneta da 50 centesimi, essendo monometallica, è anche più semplice da distribuire illegalmente, a differenza ad esempio di quelle da 1 o 2 euro. Le monete false, peraltro di ottima fattura, sono state impresse grazie a dei coni, utili ad imprimere i segni, che gli arrestati, con competenze adeguate, hanno creato».
La destinazione della produzione non è chiara e, forse, avrà degli sviluppi dopo gli interrogatori dei tre arrestati. Le ipotesi investigative, considerando che al momento l’unico capo d’accusa è la produzione di monete false, sono tra le più varie anche se «potrebbero esserci dei contatti con commercianti di attività, in Lombardia, Piemonte e Veneto, che sarebbero a loro volta potenziali clienti che rimettevano in circolo le monete — continua il colonello Imbratta —. Al momento però sono solo ipotesi da verificare e valutare con attenzione».