La carica dei 101
«Partiremo dal barocco di Geminiani e Corelli e arriveremo ai Beatles e ai Nirvana; invaderemo la città, le piazze e i locali; suoneremo, ci muoveremo e faremo dei flash mob». Le dichiarazioni hanno un tono quasi bellicoso e in effetti Giovanni Sollima stasera conquista Como alla testa di un esercito armato: più di cento persone, ognuna delle quali imbraccerà un violoncello. Sono i 100 Cellos, protagonisti della serata-evento del festival «Como città della musica»: «Un’idea pensata in un bar al vespro di sei anni fa e realizzata nella notte successiva. Enrico Melozzi, allievo e amico, mi aveva chiesto di tenere un concerto per il teatro Valle occupato, mi venne l’idea di radunare tutti quelli che sapevano suonare il violoncello per fare un evento che avesse una risonanza maggiore. Postai l’invito su Facebook e il giorno dopo eravamo in cento», racconta il violoncellista e compositore palermitano, che da quel momento non ha più abbandonato la sua idea e anzi l’ha ripensata in giro per l’Italia e non solo. «Non è diventata un’orchestra stabile, ogni volta lancio l’appello e si suona con chi risponde; per questo la scelta dei brani viene sempre dopo, a seconda del livello tecnico medio. Ma non c’è preclusione, ci sono bambini e 75enni. Nel 2013 abbiamo aperto il concerto del Primo Maggio di piazza San Giovanni a Roma, siamo stati a Budapest e al Ravenna Festival, al Regio di Torino per i 25 anni dalla caduta del Muro e a Milano nelle piazze Duomo e Scala e nei giardini intitolati a Falcone e Borsellino». Luoghi e ricorrenze non casuali. «Per me il violoncello è stato da sempre, fin da quanto ero bambino, lo strumento per esprimermi, per urlare assieme alle parole oppure anche per far sentire il mio grido quando la voce era soffocata, crescendo anche per denunciare. A Palermo ho suonato per difendere alcuni luoghi dagli abusi edilizi, tal
volta con successo; ad esempio ho portato il mio violoncello in quella che oggi è una riserva naturale ma che avrebbe potuto essere un’enorme colata di cemento». L’atto finale delle performance dei 100 Cellos sarà all’Arena, limitrofa al Teatro Sociale; anche se sembrerà un concerto più tradizionale, le sorprese non mancheranno. A iniziare da un brano inedito di Wagner orchestrato da Sollima. «Un’idea melodica scritta e sviluppata, ma che non recava l’organico strumentale. Wagner la compose, come altre brevi pagine, nel 1882, mentre si trovava a Palermo intento a terminare “Parsifal”. Alloggiava nella villa dei duchi Tasca d’Almerita; conosco i loro eredi, Giuseppe, che è anche un buon batterista, mi ha fatto vedere le carte e questa pagina mi ha colpito». Coincidenza felice, è dedicata a Cosima Liszt, seconda moglie di Wagner che nacque proprio a Como nel 1837. Il titolo, «Il tempo dei Porrazzi», indica l’omonima contrada palermitana: «Wagner lo suonò al piano il 21 maggio 1883 a Palazzo Vendramin, a Venezia; fu il suo testamento spirituale, morì il giorno dopo». Altra prima assoluta è «Sopra un partimento di Francesco Durante» di Beppe Vessicchio, storico direttore di Sanremo: «Altro che canzonette, è un brano dotto, pieno di contrappunti».