Pecore e pastori I sacri sentieri della transumanza
TRE APPUNTAMENTI STORIE DI PASTORI
Un insieme di piccole storie sulla migrazione stagionale di greggi, mandrie e pastori, raccolte in diverse aree geografiche e compattate in un’unica favola. «Transumanze» va in scena domani a Villa Carnazzi di Almé e sabato alla bibliosteria Ca’ Berizzi di Corna Imagna per il festival DeSidera, venerdì all’orto botanico «Longhi», in località Pascolo a Romano per «Vediamoci sul Serio», sempre in abbinata ad assaggi e degustazioni di formaggi (spettacoli alle 21.15, ingressi gratuiti).
La pratica, mantenuta in vita da 60 mila allevamenti, a marzo, è stata candidata dall’Italia a patrimonio Unesco dell’umanità. L’attore Fabrizio Pugliese della compagnia leccese Ura teatro prende spunto dall’etimologia latina della parola che indica l’attraversare le terre, che in passato avveniva senza divieti. «All’epoca di Federico II non c’erano barriere, i tratturi o sentieri erano sacri, oggi sono stati inghiottiti dall’asfalto per costruire nuove strade, per non parlare degli ostacoli come i pregiudizi verso chi fa questo mestiere — afferma Pugliese —. Senza moralismi, tratto un presente incapace di capire la bellezza della diversità culturale e di tollerare un sistema economico diverso».
Come un moderno cantastorie e in un italiano sporcato, l’interprete condurrà lo spettatore nel rientro da una transumanza, priva di una precisa collocazione, pur avvenendo in differenti zone dal Sud alle Alpi passando per la vicenda dei pastori abruzzesi che non hanno voluto abbandonare i propri animali dopo il terremoto. «Ho concentrato una cultura in un’unica discesa, dalle montagne a valle — aggiunge Pugliese —. Ovunque si trovino, i figli dei boschi cercano di tutelare il loro mondo, come quando fanno apposta a togliere il fiato ai turisti che vogliono seguirli, facendoli demordere dopo poche centinaia di metri a passo spedito. Si voltano e chiedono: Continuiamo?».
Lo spunto nasce da un vecchio cavillo che ha distrutto il lavoro di minoranze: l’obbligo per legge di produrre latte bianco all’origine, impossibile se le mucche si alimentano con erbe e fiori. Il punto di vista è quello di un ragazzo, già considerato un diverso poiché ama leggere. A ispirare il finale è, invece, un altro giovane pastore che ridiscende un fiume in piena abbracciato al suo agnellino, che ci era scivolato. Pugliese si accompagnerà suonando la chitarra. «In realtà è lei che accompagna me — sorride l’attore —. Avrò anche una loop station, guardo al passato, stando però al passo con i tempi».